SCRIVETECI

CONTATTI:

usabloggerny@gmail.com

mercoledì 18 marzo 2015

Alberto Burri e il campo di prigionia del Texas


NEW YORK. Dal 9 ottobre, al Solomon R. Guggenheim Museum di New York,  sarà allestita una retrospettiva dedicata all’artista umbro Alberto Burri nel centenario della sua nascita. Burri nacque a Città di Castello (Perugia) il 12 marzo 1915, primogenito di Pietro, commerciante di vini, e di Carolina Torreggiani, insegnante elementare.
Alberto Burri: The Trauma of Painting”  si preannuncia come la maggiore retrospettiva dedicata all’artista negli Stati Uniti da oltre trentacinque anni. Tra Catrami, Muffe, Gobbi, Bianchi, Legni, Ferri, Combustioni plastiche, Cretti e lavori su Cellotex, la mostra intende riposizionare il ruolo di Burri fra gli artisti del dopoguerra italiano ed europeo.
“Sin dagli inizi, i critici di Burri notano nella sua iconografia povertà e ferite. Burri infatti esprime il trauma sia fisico che emotivo dell’Italia del dopoguerra proprio nell’utilizzo radicale dei materiali semplici e bistrattati - ha detto  la curatrice della mostra  Emily Braun -  Allo stesso modo, le convenzioni pittoriche come il supporto e lo sfondo sono traumatizzate come parte dell’obiettivo artistico”.
Dopo aver conseguito la maturità classica presso il liceo Annibale Mariotti di Perugia, nel 1934 Burri s’iscrisse alla facoltà di medicina all’Università della stessa città.
Tra il 9 novembre 1936 e l’11 novembre 1937 prestò servizio militare, come sottotenente di complemento, nel 46̊ reggimento fanteria dell’esercito italiano, alloggiato a Cagliari.
Negli anni successivi riprese gli studi medici fino alla laurea che discusse il 12 giugno 1940, con una tesi dal titolo L’influenza dei batteri fotodinamici sul rachitismo sperimentale nei ratti, valutata 90/110.
Il 9 ottobre 1940, quattro mesi dopo l’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale, con il grado di sottotenente medico di complemento, fu richiamato alle armi e assegnato al comando deposito del 52̊ reggimento fanteria Spoleto. Ma 20 giorni più tardi fu congedato per consentirgli di seguire il tirocinio presso un istituto ospedaliero ai fini dell’abilitazione all’esercizio della professione.
Conseguito il diploma, tornò al 52̊ reggimento prima di essere trasferito al 102̊ battaglione ‘camicie nere’ della MVSN, con il quale raggiunse Durazzo (Albania) nell’aprile 1941. Fino al gennaio 1942, quando rientrò in Italia, fu impegnato nelle operazioni belliche nei dintorni di Cettigne, antica capitale del Montenegro. All’inizio di marzo 1943 fu nuovamente mobilitato dal comando Milmart (Milizia marittima d’artiglieria, forza speciale della MVSN) di Roma e assegnato alla 10ª legione in Africa settentrionale.
Nei giorni della resa italiana in Africa, fu catturato dagli inglesi l’8 maggio 1943, in località La Marsa, poco distante da Tunisi. Passato in mano agli statunitensi, fu condotto in Texas e rinchiuso nel campo di prigionieri di guerra di Hereford, a circa 30 km dalla città di Amarillo, dove giunse nell’agosto 1943.
Il Campo di prigionia raccolse dopo l'8 settembre 1943 circa 5.000 ufficiali e soldati italiani, prigionieri di guerra (cinquantamila in tutto il territorio statunitense) e in seguito anche i militari della Repubblica Sociale Italiana, che rifiutarono di collaborare con gli alleati. Fu chiuso alla fine del 1946. Nello stesso campo furono detenuti Giuseppe Berto, Gaetano Tumiati, Dante Troisi, Ervardo Fioravanti, Vincenzo Buonassisi, Mario Medici,  Ervardo Fioravanti, Gaio Bacci,  Dino Gambetti, Beppe Niccolai, Roberto Mieville, Nino De Totto e Gianni Roberti.
Nella primavera del 1944 Burri  rifiutò di firmare una dichiarazione di collaborazione propostagli e fu catalogato tra i fascisti ‘irriducibili’.
Burri rimase rimase a Herenford 18 mesi. Fu in questo periodo che comincio’ a dedicarsi alla pittura. Al suo arrivo gli fu sequestrata la borsa con le attrezzature. Privato così della sua identità di medico, sfruttò le possibilità offerte ai detenuti di svolgere varie attività all’interno del campo (lettura, sport e lavori vari) e cominciò a dipingere.
 «La leggenda che circolava nel campo – scriverà Giuseppe Berto – era che c’era fra noi un medico il quale, schifato dall’umanità, aveva deciso che gli uomini non meritavano più le sue cure e perciò s’era riproposto di non fare più il medico».
Una delle rare testimonianze delle prime prove pittoriche è costituita dal quadro Texas (1945; Roma, collezione privata) che raffigura, con modi realistici, il paesaggio visibile dal campo di prigionia in cui era rinchiuso.
Rientrò dalla prigionia americana molto dopo la fine delle ostilità. Giunse a Napoli il 27 febbraio 1946, con altri 600 ufficiali e 240 soldati di leva. Visse per un breve periodo a Città di Castello, prima di trasferirsi a Roma, avendo ormai scelto di dedicarsi a tempo pieno alla pittura.  Il 15 maggio 1955 sposò, a Westport (California), la ballerina americana d’origine ucraina Minsa Craig (1928-2003), conosciuta a Roma l’anno precedente. Mori’ a Nizza, il 13 febbraio 1995.

FONTI VARIE. Molte delle notizie biografiche sono liberamente tratte da una scheda della Treccani di Massimo DeSabbata. 
Infinita la bibliografia per coloro che volessero approfondire la vita e l’arte di Alberto Burri.
Il regista italo-belga Giorgio Serafini ha realizzato nel 1991 un documentario TV sul campo di prigionia di Hereford dal titolo Les murs de sable, e nel 2002, nello stesso ambiente, ha diretto un film con Luca Zingaretti e Roy Scheider dal titolo Texas 46.

Nessun commento:

Posta un commento