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martedì 24 febbraio 2015

Italiani d'America / Si vota per i Comites

NEW YORK. Il Consolato di New York ha reso noto che le elezioni per il rinnovo dei COMITES (rinviate lo scorso autunno) avranno luogo in data venerdì 17 aprile 2015 (Decreto Consolare n.17/2014 del 19 novembre 2014 ).
L’esercizio del diritto di voto per il rinnovo dei COMITES (Comitato degli italiani all'estero) verrà effettuato per corrispondenza, come previsto dalla legge 23 ottobre 2003, n. 286.
Per esercitare il diritto di voto per il rinnovo dei COMITES è necessario farne richiesta all’ufficio consolare competente entro il 18 marzo. Necessario accludere alla richiesta un documento di identita’ personale.
Il plico elettorale sarà inviato ai soli elettori, in possesso dei requisiti di legge (compimento del diciottesimo anno di età e iscrizione AIRE da un minimo di sei mesi alla data di svolgimento delle elezioni), che ne facciano espressa richiesta all’Ufficio consolare competente almeno trenta giorni prima (quindi, entro il 18 marzo 2015) della data stabilita per le elezioni.
Le richieste di partecipazione al voto già presentate restano valide e gli elettori che vi hanno già provveduto non devono inviare nuovamente il modulo.
I connazionali interessati a esercitare il diritto di voto per l'elezione dei COMITES ed appartenenti a questa circoscrizione consolare (Stato di New York, Stato del Connecticut, Stato del New Jersey – SOLO per le contee di Bergen, Hudson, Morris, Passaic, Sussex, Union, Warren, Essex, Middlesex, Monmouth, Hunterdon, Mercer, Somerset) possono farne richiesta compilando il modulo richiesta voto (disponibile sul sito web, presso gli Uffici del Consolato Generale) ed inviandolo, debitamente firmato dal suo titolare, al Consolato Generale di NY insieme a copia del proprio passaporto o altro documento di identità in corso di validità (con foto e firma), con le seguenti modalità:
All'indirizzo e-mail:  newyork.comites@esteri.it
Per telefax al n. +1 212 439-8612
Per posta al seguente indirizzo:
Consolato Generale d'Italia in New York – 690 Park Avenue, New York N.Y. 10065
Ulteriori informazioni riguardo alle Elezioni Comites 2014-2015 possono essere reperite sul sito web del Consolato Generale e sul sito Internet istituzionale della Farnesina.
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I Comites sono organismi rappresentativi della collettività italiana, eletti direttamente dai connazionali residenti all'estero in ciascuna circoscrizione consolare ove risiedono almeno tremila connazionali iscritti all’AIRE (anagrafe degli italiani residenti all’estero, legge 27 ottobre 1988, n. 470 ).  In circoscrizioni ove risiedono meno di tremila cittadini italiani i Comitati possono essere nominati dall'Autorità diplomatico-consolare.
I Comites sono composti da 12 membri o da 18 membri, a seconda che vengano eletti in Circoscrizioni consolari con un numero inferiore o superiore a 100 mila connazionali residenti, quali essi risultano dall'elenco aggiornato dei cittadini italiani residenti all’estero.  Oltre ai membri eletti di cittadinanza italiana, possono far parte del Comitato, per cooptazione, cittadini stranieri di origine italiana in misura non eccedente un terzo dei componenti il Comitato eletto (4 o 6 componenti).


domenica 22 febbraio 2015

Italiani d'America / Il veglione dei mafiosi

La foto pubblicata dal sito Internet per publicizzare il veglione

ALBANY, NY - Quando venne a conoscenza che l’Holiday Inn della cittadina di Latham aveva ospitato un party ispirato a temi mafiosi, Lou Gallo, presidente statale della Commissione per la Giustizia Sociale dell’organizzazione nazionale “Sons of Italy in America” organizzo’ un boicottaggio dell’albergo, offeso dalla  persistenza degli stereotipi e degli offensivi luoghi comuni sugli italiani d’America.
Grande fu la sorpresa del signor Gallo quando il proprietario dell’albergo, James Morell, gli scrisse la seguente lettera:
“Sono un italo-americano di terza generazione. Quando mio nonno, che venne negli Stati Uniti da una citta’ vicino a Napoli, le autorita’ dell’immigrazione cambiarono il cognome da Moreli a Morrell.  Mio padre fu tra i fondatori della “West Albany Italian Benevolent Society”, ed io stesso ricevetti il loro premio di  “Uomo dell’Anno” due anni or sono”.
Il signor Morrell diceva nella lettera di non aver saputo che il veglione di fine anno fosse ispirato alla Mafia ma che, quando ne venne a conoscenza, face cambiare il tema della serata in “Soiree on the Strip”. Purtroppo, il sito Internet che pubblicizzava l’evento non registro’ il cambio di tema e pubblico’ alcune foto di uomini di tipo mafioso, che indossavano abiti molto appariscenti.
Dopo il party, aggiungeva la lettera, il signor Morrell e’ andato oltre: ha licenziato gli amministratori dell’albergo incluso il general manager Tod Hanlon che non aveva fatto nulla benche’ fosse stato avvertito numerose volte da Gallo della protesta. James Morrell ha concluso la sua lettera chiedendo scusa per la scarsa sensibilita’ con cui era stato pubblicizzato il veglione ma assicurando, al tempo stesso, che non c’era alcuna intenzione di offendere il buon nome degli italiani.
Mr. Gallo ha ringraziato Mr. Morrell per la lettera ed ha aggiunto:
“ Sono affascinato dal tuo passato e dai tuoi successi di italoamericano. Tu sei la quintessenza di  quello che rende orgogliosi noi della  Commissione di Giustizia Sociale e di quello che noi vogliamo che la gente conosca degli italo-americani, certamente non un Mafia party di pessima qualita’ che era un insulto non solo a noi na anche a te come proprietario dell’albergo”.
“Ci vuole del coraggio a scrivere una lettera come la tua e noi ti rispettiamo anche per questo. Accettiamo le tue scuse e i provvedimenti che hai preso e ti chiediamo, quando ti si presenta l’occasione, di aiutarci a raggiungere il nostro obiettivo di liberare la nostra societa’ da stereotipi negativi. Da italo-americano nessuno sa meglio di te dopo la recente esperienza di come e quanto questi sordidi stereotipi possano far male e diffamare la nostra gente”. 
Il boicottaggio ovviamente e’ terminato.








sabato 21 febbraio 2015

Italiani d'America / Liza Minnelli figlia d'arte


LOS ANGELES. E’ tempo di festival in California. In attesa degli Oscar di questa notte, si e’ svolta la decima edizione del 'Los Angeles, Italia-Film, Fashion, and Art Fest' organizzato dall'Istituto Capri nel Mondo al Teatro Cinese di Hollywood. La regina della serata e’ stata Liza Minnelli alla quale e’ stato assegnato il  'Jack Valenti Legend Award'. L' “Award of Excellence” e’ andato all'italo-americano Jimmy Kimmel conduttore di origini ischitane del talk show satirico più popolare degli Usa (il ‘Jimmy Kimmel Live - ABC” vincitore dell'Emmy Award).
Il massimo riconoscimento, dedicato allo storico presidente della Motion Picture Association of America, è assegnato ogni anno “ad un eccezionale italiano-americano che ha dato un contributo significativo all'industria dello spettacolo mondiale”.
"Sono molto felice di questo premio - ha detto Liza Minnelli, ex premio Oscar per 'Cabaret' - Da mio padre Vincente Minnelli ho ricevuto due cose meravigliose: la mia passione per il cinema e la mia eredità italiana. Sia Jack Valenti che mio padre sono stati dei pionieri e credo che sarebbero orgogliosi di me''.
“Siamo estremamente onorati e felici di premiare la divina Liza, una delle più grandi artiste di tutti i tempi – spiega l’organizzatore Pascal Vicedomini -. In particolare proprio durante questa edizione dedicata a The Voice Frank Sinatra. Ricordiamo i suoi duetti con Liza e Sammy Davis Jr, entrati nella storia della musica”.
In cartellone quest’anno oltre 50 proiezioni di film contemporanei ed omaggi a Francesco Rosi, Dino Risi e Frank Sinatra nel centenario della nascita.
E’ stato presentato in anteprima mondiale “Tempo instabile con probabili schiarite”, in una parola “Tips”, ultimo film di Marco Pontecorvo. Nel cast un napoletano d’adozione, John Turturro che, accanto a Luca Zingaretti e Lillo/Pasquale Petrolo, è al centro di una commedia divertente ma anche amara sulla piaga attuale della disoccupazione e sulle contraddizioni dell’Italia.


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lunedì 16 febbraio 2015

Italiani d'America / Riapre la storica libreria Vanni

NEW YORK. Sante Fortunato Vanni, parti’ dalla Sicilia nel 1884 ed apri’ a New York una libreria, con annessa stamperia. Oggi, sotto il patrocinio del Centro Primo Levi di New York, riapre nel cuore del Village quella leggendaria libreria che rappresenta un pezzo di storia della metropoli e della comunita’ italoamericana.
Il S.V. Vanni Bookstore ha venduto per anni i classici della letteratura italiana ma soprattutto dizionari, grammatiche, manuali, giornali, cartoline e calendari. Svolgeva un utilissimo servizio per la corrispondenza commerciale e privata, considerando che molti dei “coloni”, come venivano chiamati gli immigrati italiani, non erano in grado di scrivere alle proprie famiglie.
La S.F. Vanni riapre i battenti come libreria temporanea, al numero 30 della 12th Street, nello stesso edificio che aveva occupato dal 1931 al 2004, dopo essersi trasferita dalla sede originaria scelta da Sante FortunatoVanni al 548 della West Broadway.
Natalia Indrimi, direttrice del Centro Primo Levi di New York, ha spiegato che il Centro ha da poco lanciato un progetto editoriale, CPL Editions, ed è apparso naturale che le radici di questa iniziativa affondassero nella storia della editoria italiana a New York rappresentata appunto da quella di Fortunato Vanni,  e  poi continuata poi da un corregionale, Andrea Ragusa, che venne nel 1931 a New York come rappresentante dei Fratelli Treves Editori per vendere l’Enciclopedia Treccani.
Ragusa acquistò la libreria, con sede allora a Bleecker Street, e ne fece un punto d’incontro culturale trasferendola sulla Dodicesima Strada. Dopo la sua morte nel 1974, le figlie, Isa e Olga, hanno tenuto in vita il business paterno offrendo un servizio di libri italiani per corrispondenza. Ora hanno accettato di buon grado la sfida della CPL Editions, diretta da Leonardo Cassin, e hanno riaperto in via sperimentale lo storico Bookstore ad un editore che intende promuovere la storia dell’ebraismo italiano. Leonardo e’ il figlio di Eugenio Cassin che, in 1959, pubbico’ a Londra la prima edizione di “Se questo fosse un uomo” di Primo Levi.

La CPL Editions presentera’ i suoi primi sei titoli:
Bianca Guidetti Serra: Primo Levi, The Friend;
Olga Tarcali: Return from Erfurt- Story Of a Shattered Childhood: 1935-1945;
Gemma Vitale Servadio: “I Am Counting on You, On Everyone…”. Eight Letters from Fossoli, 1944;
Gemma Vitale Servadio  Skirmishes on Lake Ladoga – Venice to Rome: in flight from the Racial Laws;
Annalisa Capristo: Gather What You Can and Flee: Jewish Intellectual Emigration From Fascist Italy;
Roberto Bassi: Skirmishes on Lake Ladoga – Venice to Rome: in flight from the Racial Laws;
Paola Mieli: A Silver Martian – Normality and Segregation in Primo Levi’s Sleeping Beauty.
(Foto cortesia Familia Ragusa)

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Centro Primo Levi NY - 15 West 16th Street - New York, NY 10011 
- www.primolevicenter.org
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Andrea Ragusa, Annalisa Capristo, Bianca Guidetti Serra, Centro Primo Levi, CPL Editions, Gemma Vitale Servadio, Leonardo Cassin, Natalia Indrimi, Olga Tarcali, Paola Mieli, Roberto Bassi, Sante Fortunato Vanni, Vanni Bookstore -----

mercoledì 11 febbraio 2015

Rai Italia / Settimana corta per Community


Una buona notizia a  “Community”: il giochetto della parola o del verbo da indovinare sembra essere stato mandato in archivio.  Era diventato il filo conduttore della trasmissione e bruciava minuti che avrebbero potuto essere dedicati ai problemi piu’ seri degli emigrati e alle loro richieste, problemi attualmente confinati in 5 minuti scarsi.
Avevamo segnalato che recentemente tra le parole o verbi da indovinare era stato proposto il verbo “briffare”, mentre  alcuni giorni fa sono venute fuori  le parole  “scrauso” e “realta’ aumentata”.
Ironicamente, a commentarle ed a spiegarle venivano poi chiamati i linguisti della Dante Alighieri!!
Bene, la “parola” dunque va temporaneamente in archivio (ma speriamo definitivamente) ed arriva un altro indovinello, quello della “localita’ da indovinare”, giochetto piu’ verosinile che per lo meno non ha bisogno di cervelloni in redazione.
Grazie!!!!
***
Un’altra cosa da rivedere: prima della attesissima “Domenica Sportiva” della domenica sera, Rai Italia continua a propinarci spezzoni di “Community”, gia’ visti, gia’ trasmessi.
C’e’ qualcuno di Rai Italia che puo’ spiegarci quali sono  il motivo e la necessita’ di farci vedere la domenica, in prima serata (per lo meno nella fascia orientale degli USA),  roba gia’ vista?
E perche’ non concedere, oltre al sabato, anche un po’ di riposo domenicale al programma?
Vedere le stesse cose e le stesse facce alla lunga finisce per stancare, tanto piu’ se esse precedono una trasmissione sportiva.
***
Per la cronaca: il 7 febbraio scorso, subito dopo l’edizione del Telegiornale  (che ospito’ non solo Carlo Conti che pubblicizzava Sanremo ma addirittura Fabio Insinna - Affari Tuoi -  che venne a spierarci  il motivo per cui si era fatto biondo!!),  Rai Italia ha mandato in onda un pezzo di “Varieta’” durante il quale, dopo un bel monologo di Benigni sul Natale, si e’ continuato sul soggetto delle Feste di fine anno, per chiudere con tanto di canzone di Auguri di Buon Natale da parte di Raffaella Carra’!!!!!

Rai Italia, sveglia, siamo a Febbraio! Buone Feste fatte.

venerdì 6 febbraio 2015

Italiani d'America / Costello (CNN) chiama Faeto


NEW YORK. Esplosione di manifestazioni e programmi televisivi sull'identita' etnica degli americani. Una mostra al "Museum of Chinese in America" esplora il mondo dei cinesi-americani; un nuovo show della ABC, "Fresh Off the Boat," segue le vicende di una famiglia taiwanese che si trasferisce in America negli Anni 90; un'altra commedia, "Black-ish," tratta di una famiglia di afro-americani che vive in un quartiere abitato prevalentemente da ricchi bianchi; il network PBS presentera' questo mese un atteso documentario "The Italian Americans" .
Nel presentare questo fiorire di indagini serie o divertenti sulla  ricchissima varieta’ di identita' etnica americana, Carol Costello, anchor della prestigiosa CNN, ha scritto, tra l’altro, sul sito del grande network internazionale:
“Io sono americana. Italiana-americana. O forse sono americana-italiana o americana di origine italiana. Noooo, sono italiana-americana. Cosi’ sono stata cresciuta a pensare di me stessa, anche se sono nata a Canton, Ohio, la piu’ americana delle citta’.
Nel 1920 un gruppo di uomini che si incontrarono a Canton fondarono la National Football League. Cosa c’e’ di piu’ americano? Lo stesso anno, esplose il numero degli immigranti italiani che vivevano nel Nord-Est dell’Ohio. Circa 60 mila italiani fecero del piu’ americano di tutti gli Stati la loro casa, inclusi i Costello, mia nonna e mio nonno. E i Recchio, dalla parte di mia madre.
Sono italiana per quanto piu’ indietro possa andare col ricordo. E fui cresciuta ad esserne orgogliosa. Crebbi ballando la tarantella, facendo casino, avendo paura del malocchio e del mostro sotto il letto, giocando alla morra, tuffandomi per prendere palline di baseball e litigando anche senza ragione.
Come nonna Costello ci diceva sempre: “Non dimenticare mai da dove vieni”. Lei insisteva su questo punto, anche se solamente due dei suoi nove figli e dozzine di nipoti erano nati in Italia. Non era importante. Era come lei si sentiva, and era come noi ci sentivamo.
Come oggi molti immigranti, i miei nonni vennero in America non perche’ si erano innamorati della cultura americana, ma perche’ erano disperati per sfuggire alla poverta’.Mio nonno, Vincenzo Costello, combatte’ per gli Stati Uniti nella Prima Guerra Mondiale per poter diventare cittadino americano. Ricordate che gli inizi del 1900 gli italiani non erano gli amati  “paesani” di oggi. Essi erano ridicolizzati per la pelle scura, perche’ praticavano il Cattolicesimo, e lasciamo perdere i discorsi sulla mafia...
Persino Joe DiMaggio non potette sfuggire al ridicolo. Un articolo di “Life” nel 1939 descriveva cosi’ le origini del grande giocatore degli Yankees:  “ Invece di olio di oliva o puzzolente grasso d’orso, tiene i capelli composti con l’acqua. E non puzza d’aglio”.
Nonostante tutto, nonno Costello crebbe amando l’America. Come mia nonna, ma lei disperatamente sentiva la mancanza del “ vecchio paese” . Soleva dire a mia zia Nancy che non poteva visitare l’Italia perche’ poi avrebbe voluto restarci. Questo non fece di lei un’anti-americana. Amava le sue origini italiane, ma amava anche l’America. Quindi noi abbracciammo entrambe le ricche culture e sviluppammo un forte senso di identita’ che tanti in questo paese anelano di conservare”.

Quando, dopo aver letto queste appassionate dichiarazioni, scrissi a Carol per dirle che aveva dimenticato di menzionare il luogo di origine dei suoi nonni, la risposta fu quasi istantanea: Faeto!
E' un Comune in provincia di Foggia, poco piu’ di 600 abitanti, adagiato su una collina ad oltre 800 metri. Interessante il fatto che questo Comune e quello contiguo di Celle di San Vito siano l'unica isola linguistica di lingua francoprovenzale della Regione Puglia. Gli abitanti parlano un dialetto che risale ad oltre 700 anni fa.
Questo sito lega i faetani nel mondo:
http://faeto.blogspot.com/p/families-from-faeto.html

domenica 1 febbraio 2015

Celentano, il pittore della Little Italy


Amo Daniel Ralph Celentano, pittore italo-americano, nato nella Little Italy di Manhattan a New  York il 21 Dicembre 1902 e vissuto per gran parte della sua vita pochi chilometri piu' a nord, nella Italian Harlem.
Non puoi essere piu'  americano e piu' italiano al tempo stesso.


Celentano: Festival, 1934
 Figlio di Marie e Vito, immigrati di origine napoletana, quinto di quindici fratelli, Daniel fu un  bambino dotato di eccezionali qualita' artistiche tanto  che aveva solo dodici anni quando  fu mandato  (mi chiedo come abbiano fatto i genitori!) a scuola da Thomas Hart Benton (1889-1975) , un buon artista americano che sposo'  una emigrante italiana, Rita Piacenza, anche lei come Daniel aspirante artista.
Per fortuna a sedici anni Celentano ricevette una borsa di studio che gli permise di  continuare a studiare pittura alla rinomata Cape Cod School of Art con Charles W. Hawthorne (1873-1930). Altre borse di studio gli vennero assegnate poi dalla New York School of Fine and Applied Arts, dove studio' sotto la guida di Howard Giles (1876-1955), e dalla National Academy of Design.
Espose per la prima volta nel 1930, alla Opportunity Gallery di New York,  ed il successo che ottenne determino'  la richiesta dei suoi lavori da parte di altre gallerie. Comincio' anche ad essere presente  nelle rassegne annuali di vari musei tra cui  la Pennsylvania Academy of the Fine Arts, il Whitney Museum of American Art, and il Carnegie Institute.  Celentano partecipo' all'Art Exhibition degli Staff Artists of the American Museum of Natural History e uno dei quadri, "Harlem Coal Barges,"  fu scelto per la copertina del libro "Land of the Free"  di Herbert Agar, pubblicato nel 1935.  L'anno successivo sia  il Carnegie Institute che il Chicago Art Institute e il  Whitney Museum of American Art  acquistarono alcuni dipinti di Celentano dopo di che la Walker Galleries gli dedico' la prima "personale" nel 1938.

Durante gli anni della Grande Depressione (1929-1943), Celentano  partecipo' al  WPA (Works Progress Administration) lo straordinario programma promosso in tutti i settori,  incluso quello dell'arte, da Franklin Delano Roosevelt.
 Esso diede da mangiare a migliaia di artisti disoccupati, pittori, incisori e "muralists"  incaricati di documentare in tutta la nazione, ma obbligatoriamente in stile figurativo,  la vita americana, paesaggi, scene di vita cittadina, operai, fabbriche, miniere, cantieri.  Dalle opere vien fuori  un ritratto inevitabilmente duro della realta' di quegli anni, in alcuni lavori c'e' anche  uno "statement" politico, ma tutto e' un omaggio al lavoratore americano, alla sua tenacia e al suo sacrificio, alla  voglia di una nazione di superare le enormi difficolta' grazie alle risorse dell'agricoltura e al progresso industriale.
Furono creati oltre 100 mila dipinti e pitture murali, oltre 1800 sculture. Questi lavori vennero poi esposti in scuole, biblioteche, parchi, centri sociali perche' il grosso pubblico potessi ammirarli e possibilmente acquistarli.
Tra coloro che parteciparono al programma e che solo nel dopoguerra potettero lasciarsi alle spalle il "realismo sociale"  del New Deal  di Roosevelt per creare arte astratta, furono Jackson Pollock, Willem de Kooning, Lee Krasner, Mark  Rotko, Arshile  Gorky, Philip Guston, Stuart Davis e lo stesso Thomas Hart Benson.
Bisognava essere cittadini americani per essere ammessi, tuttavia Rotko, de Kooming ed altri riuscirono ad imboscarsi per poi, una volta scoperti, lasciare il programma. Gorky prese allora la cittadinanza americana.
"Quell'esperienza, breve perche' io ero straniero e dovetti andar via, ha segnato la mia vita - dira' de Kooning - Invece di fare lavori occasionali e poi dipingere, io prima dipingevo e poi facevo lavori saltuari. La mia vita era la stessa, ma la vedevo da un'altra prospettiva. Abbandonai allora per sempre l'idea che per dedicarmi alla pittutra dovevo prima diventare ricco".
Celentano, che giovanissimo aveva aiutato con i "murales" il suo maestro Benton,  fece parte del gruppo della pittura murale  lavorando al Queens General Hospital di  New York City.  Creo' poi affreschi  in proprio per la Biblioteca pubblica del  Queens, per quella di Flushing, per una scuola (P.S. 150) del Queens e nel 1938 fu scelto per eseguire un "mural"  per conto del Dipartimento del Tesoro per l'ufficio postale di  Vidalia, in Georgia.
Durante la Seconda Guerra Mondiale Celentano fece parte del settore artistico della Grumman Aircraft Corporation in Bethpage, Long Island dove nel 1942 creo'  "The Flight of Man"  (Il volo dell'uomo) una pittura murale che mostra il progresso umano nel settore dei trasporti e della comunicazione.
Ma Daniel e' il pittore  della vita di ogni giorno, la vita umile, ricca di suoni e odori della Piccola Italia, delle fiere, delle processioni, dei mercatini, della metropolitana.
Celentano mori' a New York nel 1980.

Nella foto sotto il titolo: Festival (1934), sopra La Morra. Al centro:Autoritratto