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sabato 18 aprile 2015

New York / C’era una volta la Piccola Italia

NEW YORK. “La Little Italy che una volta era il centro della vita degli italoamericani in città - scriveva gia’ nel 2011 il New York Times - esiste per lo più come una memoria nostalgica nelle menti dei turisti che ancora la considerano una tappa obbligatoria per i propri itinerari newyorkesi». Al declino della Piccola Italia di Manhattan ha recentemente dedicato un lungo articolo-reportage Andrea Marinelli del Corriere della Sera dal titolo
“ La nuova Little Italy” di cui riportiamo di seguito qualche brano:
“Il quartiere italoamericano più famoso d’America era stato dichiarato morto dal censimento dell’aprile 2010, secondo cui, fra gli abitanti, non ce n’era più nessuno nato in Italia. Nel 2000 ce n’erano ancora 44, mentre nel 1950 erano circa 5.000, la metà di tutti coloro che popolavano le strette strade fra Mulberry, Grand e Mott Street. Mangiata da SoHo, Nolita (North of Little Italy) e Chinatown, con il National Park Service che nel 2010 è arrivato a dichiarare i quartieri italiano e cinese un unico distretto storico, Little Italy è scomparsa, come non hanno mancato di notare negli ultimi anni tutti i quotidiani e le riviste newyorkesi, oltre a un progetto di una studentessa della scuola di giornalismo della City University, lasciato evidentemente morire, come il quartiere, dopo la laurea.
«Una volta Little Italy era come un villaggio napoletano ricreato su questo lato dell’oceano, con la sua lingua, le sue abitudini e i suoi istituti culturali e finanziari», raccontava il New York Magazine già nel 2004 in un articolo intitolato “Arrivederci Little Italy”. Era il quartiere italiano più noto, anche se non l’unico di New York, né il più popolato. A East Harlem, fra Lexington Avenue e l’East River, c’era “Italian Harlem”, dove negli anni Trenta vivevano circa 100.000 italiani e i ragazzi giocavano a stickball in strada; al Bronx gli italiani avevano conquistato Arthur Avenue, dove ancora oggi si può acquistare una delle migliori mozzarelle della città ma dalle finestre dei negozi spuntano bandiere albanesi con l’aquila a due teste; a Brooklyn, al Queens e a Staten Island si erano formate numerose comunità italiane fra Bensonhurst, Carroll Gardens, Astoria e altri quartieri, ognuna con la propria storia, i propri personaggi e le proprie abitudini”.
“La piccola Italia originaria, quella del Lower East Side, continuava però negli anni a mantenere il suo fascino, nonostante gli italiani lasciassero i piccoli e sempre più costosi appartamenti attorno a Mulberry Street alla ricerca di spazi più grandi o affitti più moderati. ......
È così che Little Italy è stata conquistata dalle insegne cinesi, e la pasticceria Ferrara è uno degli ultimi esercizi commerciali rimasti a ricordare i bei tempi andati. Eppure gli italoamericani a New York sono ancora 700.000 e, secondo un rilevamento dell’American Community Survey, i nuovi italiani – quelli nati in Italia e arrivati con l’aereo, senza fermarsi a Ellis Island – erano 49.075 nel 2011. Solo che oggi sono costretti a trovare altrove la tranquillità che una volta si respirava fra i vicoli di Little Italy, fra una partita a scopone al Café Sambuca e un taglio di capelli da Sal, su Mott Street.
Il paesone racchiuso in pochi isolati nel cuore di Manhattan non esiste più, così come sono svaniti quasi tutti i quartieri italoamericani del Bronx, di Harlem e di Brooklyn dove ci si poteva sentire a casa per un po’. Quello che cercano in molti, fra gli italiani di nascita che oggi vivono e lavorano in città, è proprio un posto dove emanciparsi dalla vita frenetica, dal caos, dai rumori urbani e soprattutto dalla Fomo (Fear of Missing Out), la terribile paura di perdersi qualcosa fra i mille stimoli quotidiani che New York offre, a volte anche con l’inganno”.
Nella foto: La Piccola Italia di Manhattan durante la Festa di San Gennaro
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Leggere in altra parte di questo blog: il Museo Italo Americano cerca di sfrattare Adele Sarno, 85 anni, l’ex Regina di Little Italy,  perche’ non puo’ pagare l’affitto.



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