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venerdì 30 gennaio 2015

Rai Italia / Aggiornata la "Giostra dei Gol"

Un bravo  a Rai Italia che, dopo due anni, ha aggiornato il sito dopo la nostra segnalazione. Grazie a colui, colei o coloro che hanno segnalato a chi di dovere che bisognava portare i nomi degli ospiti della "Giostra dei Gol", la trasmissione piu' popolare, al passo coi tempi.
Ecco la nuova presentazione:

"La Giostra dei Gol"  è la trasmissione calcistica domenicale irradiata da Rai Italia in quattro continenti.
Da oltre dieci anni la Giostra dei Gol è il tradizionale appuntamento televisivo per decine di milioni di appassionati di calcio in tutto il mondo. La domenica calcistica, prende il via di norma alle 12.30 per seguire la telecronaca della prima partita di serie A.
Amedeo Goria conduce La Giostra dei Gol, ospiti in studio: Italo Cucci, Mario Somma, Katia Serra e Giorgio Germano’.
Alle 15.00 la telecronaca del secondo incontro proposto in trasmissione. "Finestre" con l’aggiornamento in diretta dei gol dagli altri campi, commenti ed approfondimenti con ospiti in studio, servizi giornalistici continuano a caratterizzare il programma.
Gli anticipi del sabato vanno in onda in diretta in palinsesto, così come il posticipo domenicale. Ogni settimana un nuovo telespettatore sarà collegato via Skype,  seguirà e interagirà con lo studio prima, durante e alla fine della partita principale. Il programma è a cura di Enrico Testa e Loredana Quatrini.
Coordinamento Rai Sport: Gabriella Moiani.
"

Perfetto!

Nella foto da sinistra a destra: Somma, Serra, Cucci e Goria. Germano' siede alla scrivania sulla destra


mercoledì 28 gennaio 2015

Rai Italia/ Community...ma non troppo


Queste note sono per coloro che fanno la "scaletta" di Community, un programma che ufficialmente e' dedicato agli italiani all'estero nonostante esso spesso
ospiti personaggi che con gli emigrati hanno poco o niente a che dividere.
Una rubrica che interessa molto i telespettatori e' indubbiamente quella che riguarda le risposte ai quesiti di natura legale, fiscale, finanziaria e giuridica che gli italiani rivolgono dall'estero al programma  e che la conduttrice Benedetta Rinaldi sottopone ad un esperto (dell'INPS o altre agenzie istituzionali) che fornisce la piu' qualificata e precisa delle risposte.
Ma, come succede troppo frequentemente, l'ospite deve correre perche' lo spazio a disposizione non e' molto ( media 5 minuti) e la Rinaldi comincia a guardare nervosamente alle lancette dell'orologio che ha di fronte.
Rimangono necessariamente fuori, quindi, altre lettere ed altre tematiche di grande interesse per tutti, perche' bisogna rispettare la "scaletta" e passare al prossimo segmento.
Nelle ultime due puntate che ho visto,  questo programma che interagisce con la Comunita' ( la Rai ci scusi se usiamo il termine italiano) e' stato costretto in pochi minuti per fare largo al quarto d'ora usato per la promozione di libri:  "55 secondi" (Tonino Cagnucci-Paolo Castellani)  sul calciatore della Roma Agostino Di Bartolomei, a spese dell'ottimo Salvatore Ponticelli dell'INPS che ha dovuto tagliar corto; nella puntata successiva  e' stato concesso un quarto d'ora ad un libro di Valeria Luzi, (Ti odio con tutto il cuore, pubblicato dall'autrice, che ha comunque qualche agancio con New York  e l'Inghilterra), a spese dell'altrettanto ottimo Nicola Forte  del "Il Sole 24 Ore".
 Addetti alla "scaletta": non sarebbe piu' opportuno assegnare 15 minuti al programma degli esperti e cinque minuti alle promozioni commerciali?
Perche' non guadagnare tempo eliminando questo assurdo, ridicolo giochetto della "parola" misteriosa che gli emigrati devono indovinare?
Pensate: l'ultima era....."briffare"!!!  Ma stiamo scherzando? 
Volete che gli italiani all'estero riscoprano l'italiano o imparino gli anglicismi?

venerdì 23 gennaio 2015

Braccio di ferro tra Bill Clinton e Martin Scorsese

NEW YORK. Braccio di ferro tra il regista Martin Scorsese e Bill Clinton.
Un documentario per l’HBO sull’ex presidente degli Stati Uniti, iniziato un paio di anni fa, e per buona parte completato, si e’ arenato a causa di un disaccordo tra le parti per quanto riguarda il controllo finale.
Sembra che Clinton abbia negli ultimi tempi richiesto sulle domande della intervista e sulla versione finale del lavoro maggior controllo di quanto il regista sia disposto a concedergli. Un altro problema, non risolto, e’ il ruolo che Chelsea Clinton, la figlia di Bill e Hillary, potrebbe avere sia nel film o nel team di produzione. Grande la stima reciproca tra l’uomo politico e il regista. Clinton defini’ Scorsese  “regista leggendario”, Scorsese si disse felice di poter fare un ritratto intimo di un “personaggio eccezionale”.
Sul braccio di ferro, “no comment” da parte di Scorsese, impegnato a girare in Taiwan un film sui gesuiti per la Paramount Pictures, “no comment” da parte dei Clinton. Diplomatico e possibilista HBO, il network che ha gia’ prodotto film su Ronald Reagan e George H.W. Bush, ex inquilini della Casa Bianca: “Non succede niente ora, ma non significa che non succedera’”

Probabilmente si tratta di una manovra per mettere il progetto in soffitta in attesa dell’annuncio di Hillary Rhodam Clinton, ex First Lady, pronta a scendere in campo per raccogliere tra due anni l’eredita’ democratica del presidente uscente Obama.
Se molti collaboratori vicino a Clinton sono convinti che il documentario di Scorsese possa aiutare la campagna elettorale di Hillary, molti altri dicono il contrario: il film potrebbe fornire qualche arma in piu’ ai repubblicani per attaccare la candidata. La prudenza non e’ mai troppa. Parimenti bloccato un documentario della CNN sulla ex First Lady, al quale si sono opposti non solo gli amici di Clinton ma anche i repubblicani.
Fermo per il momento anche un progetto cinematografico, intitolato “Rodham”, sul romanzo d’amore tra la giovane Hillary ed il giovane Bill. Restano da scegliere ancora la protagonista e il regista, ma James Ponsoldt sembra il preferito. NBC  ha archiviato definitivamente una miniserie con Diane Lane nel ruolo di Hillary.
Sembra che tutto andra’ invece secondo i piani  per “Clinton the Musical”, una satira sugli scandali alla Casa Bianca ai tempi di Bill Clinton. Lo show dovrebbe esordire Off Broadway  il prossimo Marzo.
Nelle foto: Bill e Hillary Clinton e, a destra, Martin Scorsese

mercoledì 14 gennaio 2015

Giostra dei Gol: pronto Rai Italia? C'e' nessuno?

NEW YORK. “La Giostra dei Gol” e’ una delle piu’ seguite trasmissioni della Rai all’estero.
Ma purtroppo la Rai non ha tempo di aggiornare il sito dei suoi programmi perche’ su internet la lista
degli ospiti lascia a desiderare. Nessuno sembra essersi accorto che non c’e’ piu’
Pino Wilson (o Vincenzino D’Amico ) e che ha preso il suo posto Katia Serra, che non fa chiacchiere da bar e esprime giudizi strettamente tecnici e tattici. Vogliamo darle giustizia?
Katia Serra, ex calciatrice, si è diplomata lo scorso novembre a Coverciano ed è direttrice sportiva. Tra tutti i candidati è stata l'unica a raggiungere la lode. Ex calciatrice con un goal all'attivo anche nella Nazionale azzurra (22 presenze), Katia si è cimentata nell'avventura di telecronista per le partite della Lega Pro alla Rai, oltre ad essere diventata anche consigliere federale e consigliere AIC. Il tutto per un solo motivo: la tutela delle donne nel calcio.
Il diploma le e’ stato assegnato proprio nella giornata dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne. Ha detto al  'Corriere dello Sport':  "Sono fiera di aver raggiunto questa soddisfazione proprio in una giornata come questa. Sono sicura che nel mio piccolo ho fatto qualcosa per aiutare tutte le donne. Quella di entrare nel movimento calcistico maschile sarebbe una bella sfida, ci sono molti pregiudizi in quel mondo. Di sicuro non allenerò gli uomini, nemmeno all'estero, i tempi non sono ancora maturi ".

Ecco quello che c’e’ sul web se cercate “La Giostra dei Gol” di Rai Italia.
“La Giostra dei Gol è la trasmissione calcistica domenicale irradiata da Rai Italia in quattro continenti.
Da oltre dieci anni la Giostra dei Gol è il tradizionale appuntamento televisivo per decine di milioni di appassionati di calcio in tutto il mondo. La domenica calcistica, prende il via di norma alle 12.30 per seguire la telecronaca della prima partita di serie A.
Alla fine del primo tempo, insieme a Giovanna Carollo, andiamo a rivedere tutti i gol degli anticipi del sabato con Anteprima Giostra dei Gol.  Finita la partita, intorno alle 14.15 Amedeo Goria conduce La Giostra dei Gol, ospiti in studio: Italo Cucci, Pino Wilson, Mario Somma e Giorgio Germano’.
Alle 15.00 la telecronaca del secondo incontro proposto in trasmissione.  Finestre  con l’aggiornamento in diretta dei gol dagli altri campi, commenti ed approfondimenti con ospiti in studio, servizi giornalistici continuano a caratterizzare il programma.
Gli anticipi del sabato vanno in onda in diretta in palinsesto, così come il posticipo domenicale.”

Pronto?  Rai Italia? C’e’ nessuno?




lunedì 12 gennaio 2015

Italiani d'America/ Buon cinema, pessima televisione

NEW YORK. L.A. Parker, critico cinematografico del “Trentonian”, ha scritto che Angelina Jolie ha riscattato l’immagine degli italo-americani nel cinema col suo “Unbroken” che racconta la storia di Louis Zamperini, italoamericano di seconda generazione, atleta (partecipo’ alle Olimpiadi di Berlino correndo i 5000 metri) e eroe della Seconda Guerra Mondiale. Personaggio sconosciuto al grande pubblico, Zamperini e’ morto lo scorso luglio all’eta’ di 97 anni, quindi pochi mesi prima proiezione del film basato sul bestseller omonimo di Laura Hillenbrand, autrice del fortunatissimo “Seabiscuit”.
 Louis Zamperini era nato il 26 gennaio del 1917 nella cittadina di Olean, Stato di New York. Il padre Antonio e la mamma Luisa Dossi, immigrati da Castelletto di Brenzone (Verona), imbarcatisi ad Anversa, erano giunti a Ellis Island a bordo del Finland nel 1903. Louis aveva due anni quando la famiglia si trasferi’ a Torrance, California del Sud.
 Il lavoro della Jolie, basato su fatti realmente avvenuti, offre il ritratto di una famiglia italo-americana degli Anni 40, un racconto di coraggio, perseveranza, fede e perdono. Una grande storia, un grande personaggio, un italo-americano da venerare.
Gli interpreti principali sono Jack O'Connell, Takamasa Ishihara e Domhnall Gleeson.
 Andate a scoprire questa incredibile storia.

The Godfather of Pittsburgh

FILADELFIA. Il “Godfather of Pittsburgh” , la saga di Vince Isoldi,  un italo-americano che gestisce una catena di nightclub ( e che, nonostante il titolo, dice “Sono un uomo d’affari e non ho niente a che fare con la mafia”) ha chiuso i battenti dopo appena tre episodi. E’ stato l’ultimo programma televisivo ad offendere gli italiani d’America, o almeno quelli della Pennsylvania, indignati all’ennesimo oltraggio. In particolare la “Italian American One Voice Coalition” - tramite il suo presidente Manny Alfano, di Bloomfield - aveva protestato e chiesto solidarieta’ contro l’ultimo “reality” definito senza merito, dozzinale, con un soggetto scritto coi piedi, che glorifica la criminalita’ e lo sfruttamento delle donne. 
“E’ un insulto a tutti gli italo-americani e perpetua uno stereotipo negativo al peggior livello possibile”, aveva detto Alfano che aveva lanciato una campagna chiedendo agli italiani stanchi di assistere all’ennesima saga del mafioso di chiamare gli sponsors del programma ed invitarli a non finanziare progetti che proiettano una immagine negativa degli italo-americani. Ma la “serie” televisiva era veramente fatta male e i telespettatori l’hanno bocciata dopo i primi due episodi: meno di un milione!
Che sia l'inizio di un cambio di tendenza?

venerdì 9 gennaio 2015

Rai Italia, i nipotini di Nicolo' Carosio

MIAMI. Il telecronista ci da’ il nome del calciatore che ha la palla, poi ci dice che e’ caduto e che si riallaccia una scarpa. Vediamo tutti che e’ caduto, vediamo tutti che si riallaccia la scarpa. E’ necessario dirlo a chi guarda la televisione? Mi riferisco - vivendo in Florida - alle telecronache di Rai Italia (o Rai International),  ne’ posso giudicare quanto letto in un post apparso nel novembre del 2012 su “Blog-in dentro lo sport” che parlava un gran bene dei telecronisti di Sky.
Torniamo alla Rai: e’ necessario dirci che Mazzarri, inquadrato, sta bevendo acqua da una bottiglietta quando possiamo vederlo tutti? O  che Inzaghi gesticola? Non basta dirci di chi si tratta, senza spiegarci anche quello che fanno?
Perche’ questa interminabile valanga di parole da parte dei telecronisti che “raccontano” (come amano dire loro stessi) le partite di calcio? Perche’ questa frenetica cascata di parole che inseguono le azioni che si susseguono sul campo di gioco?
Perche’ il telecronista “racconta” la partita come se la TV non fosse ancora stata inventata, come se fossimo ancora al primo periodo del mitico Nicolo’ Carosio?  Mi chiedo se la categoria - oggi un vero e proprio esercito grazie alle radio ed alle TV private  - si sia mai riunita a convegno per parlare del proprio lavoro e di discutere se non sia il caso di cambiarlo ed adattarlo alle esigenze del telespettatore di oggi. Il che non significa usare “tap in”, “extra time” e  “overtime”..
Potrei fare mille esempi e fare i nomi, ma e’ antipatico dare una classifica come quella fatta dal Blog citato anche perche’ sarebbe frutto di gusti personali e quindi non necessariamente attendibile.
  Io  credo che il telespettatore debba conoscere tempestivamente il nome di chi porta palla, di chi la riceve e di chi la intercetta, usufruire di una cronaca minimalista ma completa, senza torrenti di parole e costruzioni barocche.
Durante i momenti di pausa, invece di dirci che il giocatore X si sta toccando il ginocchio perche’ lo vediano tutti, sono sempre bene accette le curiosita’, le statistiche, i numeri, e le notazioni tattiche, cioe’ come giocano le squadre e come i moduli e le marcature cambiano durante la partita. Molti dei telecronisti Rai lo fanno ma vorremmo che lo facessero piu’ frequentememente, come vorremmo che i commentatori alzassero il livello delle loro discussioni, magari sacrificando riferimenti autobiografici. Siamo in grado di seguirli.  Non sono necessari gli esperti per fare chiacchiere da bar.
I telespettatori , e i collegamenti con l’estero di Amedeo Goria  (“La Giostra del Gol”) lo hanno dimostrato, non sono degli sprovveduti e possono parlare di calcio anche dal punto di vista tecnico e tattico. Meritano l’impegno della Rai per un prodotto migliore e moderno.                 Nella foto: Nicolo' Carosio

R. F.


giovedì 8 gennaio 2015

John Singer Sargent, pittore fiorentino

NEW YORK. Amava dire di sé: «Sono un americano nato in Italia, educato in Francia, parlo inglese, sembro un tedesco e dipingo come uno spagnolo“. 
Di chi si tratta?
E’ John Singer Sargent uno dei maggior pittori americani, nato
a Firenze il 12 gennaio 1856.  Due anni prima suo padre, un medico statunitense, e sua madre, anch'ella statunitense, si erano trasferiti in Europa da Filadelfia.
Sargent mostrò fin da bambino un notevole talento pittorico e nel 1873 seguì i corsi all'Accademia di Belle Arti di Firenze. Nel 1874 si trasferì a Parigi, dove studiò inizialmente, insieme a James Carroll Beckwith, sotto la guida di Carolus Duran, che gli fece conoscere la pittura degli impressionisti, e successivamente all'Académie des beaux-arts.
Pur non diventando mai un vero e proprio impressionista, Sargent rimase molto attratto da questo movimento, cercando di ricrearne la sensibilità nelle sue opere successive.
Nel 1876 compì il suo primo viaggio negli Stati Uniti.
Nel 1878 venne accettato per la prima volta al Salon e cominciò a farsi conoscere dalla critica. Durante l'estate si recò in Campania, prima a Napoli, poi a Capri, dove ebbe modo di conoscere e apprezzare la pittura di Antonio Mancini e Francesco Paolo Michetti, dei quali subì l'influenza.
Con Mancini in particolare instaurò un fertile rapporto di amicizia che sfociò in un intenso scambio artistico, riportato all'attenzione degli studiosi in un saggio di Manuel Carrera pubblicato sulla rivista  Storia dell'Arte [2]: Antonio Mancini si recò a Londra nel 1901 su consiglio del collega, il quale lo introdusse all'alta società inglese, procurandogli importanti commissioni per ritratti ufficiali di personalità per cui lo stesso Sargent aveva già lavorato.
Nel 1879 si recò in Spagna, dove rimase colpito dai dipinti di Diego Velázquez, e nei Paesi Bassi, dove ammirò le composizioni di Frans Hals: questi artisti, insieme a Edouard Manet, ebbero una fortissima influenza sul suo stile.
Nel 1884 si ripresentò al Salon, ma ricevette così tante critiche da decidere di trasferirsi in Inghilterra.
Qui incontrò altri pittori e scrittori americani, tra cui Edwin Austin Abbey ed Henry James, che contribuirono a formare il suo stile maturo.
Fu in questo periodo che cominciò la sua notevole successo commerciale e la sua affermazione professionale: specializzandosi soprattutto nel ritratto a valenza psicologica, ottenne un grandissimo successo presso l'aristocrazia e l'alta borghesia europea ed americana.
Nel 1886 allestì uno studio a Londra, nell'elegante quartiere di Chelsea.
Nel 1887 tornò per la seconda volta negli Stati Uniti, dipingendo ritratti e grandi cicli di pitture murali in edifici pubblici a Boston e a New York.
Nel 1889 ricevette il Gran Premio all'Esposizione Universale di Parigi e fu nominato Cavaliere della Legione d'Onore.
Nel 1894 fu nominato associato alla Royal Academy di Londra e nel 1897 ne divenne membro effettivo.
Negli anni successivi continuò a viaggiare, a dipingere e ad esporre i suoi quadri nelle sedi più prestigiose in Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti. In particolare rilevanti i suoi viaggi in Italia, durante i quali, nel 1913, soggiornò sul lago di Garda, dipingendo una serie di acquarelli molto interessanti per impostazione e taglio dell'immagine a San Vigilio (notevoli quelli legati al caratteristico porticciolo in pietra). Di grande valore anche le serie di acquarelli realizzati in occasione dei diversi soggiorni a Venezia, città a cui Sargent fu sempre legato.
Morì a Londra il 15 aprile 1925 all'età di 69 anni.
Nelle foto, tre dipinti di  Sargent. Dall'alto: Cava di marmo a Carrara; Vicolo veneziano; Ragazza di Capri.

( Fonte: Vikipedia)

martedì 6 gennaio 2015

Italiani d'America: Il Mount Rushmore di Luigi DelBianco

NEW YORK. Una lettera del 30 luglio 1935 dello scultore americano Gutzon Borglum, ideatore del famoso Mount Rushmore National Memorial, conservata negli archivi del “settore manoscritti”  della Library of Congress di Washington, ha tirato fuori dall’anonimato un oscuro operaio italiano che ha lavorato dal 1933 al 1940 alla gigantesca opera.
Si tratta di Luigi Del Bianco, originario della provincia di Pordenone, che secondo la testimonianza dell’architetto Borglum ebbe un ruolo di primo piano lavorando sulla gigantesca scultura per dare espressione (“refinement of expression ) ai volti dei quattro presidenti raffigurati.
Del Bianco, che divento’ cittadino americano nel 1929,  e’ morto di silicosi il 20 gennaio del 1969 contratta avendo lavorato senza la protezione di una maschera.
Recentemente il giornalista e scrittore Douglas J. Gladstone ha dedicato all’operaio italiano un libro intitolato  "Carving a Niche for Himself; The Untold Story of Luigi Del Bianco and Mount Rushmore" ,  pubblicato dalla Bordighera Press
e distribuito dalla Small Press.

Lo “Stamford Advocate” ha rivolto un appello alla deputata del Connecticut Rosa DeLauro, fondatrice del  Congressional Progressive Caucus e componente dell’Italian American Congressional Delegation, perche’ Del Bianco riceva tutto il credito che gli e’ dovuto e che gli e’ stato riconosciuto dallo stesso Gutzon Borglum.

Nella foto:  in alto Luigi Del Bianco al lavoro su un occhio di Abraham Lincoln a  Mount Rushmore. A destra:  il Memorial
(Courtesia  Archivio Borglum)



domenica 4 gennaio 2015

Italiani d'America: Mario Cuomo e la mafia

NEW YORK. Mario Cuomo, per tre mandati governatore dello Stato di New York, morto lo scorso 1 gennaio all’eta’ di 82 anni, non credeva all’esistenza della mafia, nonostante fosse nato a New York (il regno di alcune “famiglie”) dove i genitori Immacolata e Andrea gestivano un negozio di generi alimentari.
Nel 1972, quando uscì il primo film di Francis Ford Coppola, Cuomo rifiuto’ l’invito dell’allora sindaco John Lindsay e negli anni seguenti si era sempre rifiutato di vedere la saga della famiglia Corleone, né aveva mai letto il popolarissimo romanzo di Mario Puzo che l’aveva ispirata.
La sua sfida all’evidenza aveva uno scopo: sperare di demolire lo stereotipo che tutti gli italiani d’America facessero (fanno) parte di Cosa Nostra. “Mi dite che la mafia è un’organizzazione: vi dico che è un sacco di palle”, aveva affermato nel 1985 dopo l’assassinio del boss Paul Castellano fuori da un ristorante di Manhattan.
Ma dello stesso stereotipo lo stesso Cuomo aveva fatto personalmente le spese: “Quando non mi presentai alle presidenziali nel 1992 – disse – si trovarono due giustificazioni: che ero legato alla mafia o che avevo il cancro. Nessuno disse che avevo un’amante bionda di 28 anni”.
Il governatore era capitolato l’anno scorso ed aveva finalmente assistito per la prima ed unica volta ad una proiezione del “Padrino” nel cineforum della Fordham Law School.
“Forse e’ un capolavoro come dicono – aveva concesso –  ma solo per la parte artistica”.
L’ex governatore aveva continuato a criticare e condannare pellicole come “Quei Bravi Ragazzi” di Martin Scorsese o programmi tv come “I Soprano” che trasmettono “l’orribile messaggio” degli italoamericani che prendono la legge nelle loro mani per farsi giustizia da soli.
Il fatto di non essersi mai candidato alle presidenziali rimane l’enigma della sua carriera. A chi una volta gli chiese per cosa volesse essere ricordato rispose: “Una delle cose semplici che volevo realizzare era diventare governatore. Voglio essere il lavoratore più serio che ci sia mai stato. E voglio, quando sarà finita, che la gente dica: ‘Ecco, era una persona onesta’”.
Uno dei suoi figli, Andrew, ha appena iniziato il secondo mandato come governatore dello Stato di New York.

venerdì 2 gennaio 2015

Skype, parlare con traduzione simultanea










SAN FRANCISCO.  Sara’ possibile collegarsi e dialogare con una persona che parla una lingua che non conosciamo grazie ad una traduzione simultanea, sia in voce che con i sottotitoli.
Grazie a Microsoft e al suo Skype Translator.
L’annuncio e’ stato dato alla recente Code Conference di San Francisco dove l'amministratore delegato del colosso di Redmond, Satya Nadella,  ha svelato una versione demo di Skype Translator, un aggiornamento del servizio di telefonate audio e video via Internet, che consentirà di fare telefonate con un traduttore simultaneo. Mentre il nostro interlocutore parla, sottotitoli nella nostra lingua ci permetteranno di comprendere perfettamente quello che l’altro sta dicendo.
Inoltre, un sintentizzatore vocale leggerà per noi le parole sullo schermo.
Durante la conferenza e’ stata fornita una dimostrazione pratica quando un vice presidente di Skype ha parlato in inglese con una dipendente Microsoft di lingua tedesca. Il colloquio è stato tradotto senza problemi in tempo reale.
Skype Translator e’ stato sperimentato con successo anche dalle studentesse della Peterson School in Mexico City e della Stafford Elementary School in Tacoma, Stati Uniti,  che hanno usato il traduttore simultaneo per dialogare ( parlavano rispettivamente spagnolo e inglese) e per farsi numerose domande volte a cercare di localizzare geograficamente l’altra scuola. Una sorta di gioco battezzato Mystery Skype.
Microsoft,  che investe milioni di dollari in questa ricerca da oltre dieci anni, ha detto che il sistema migliorera’ man mano che verra’ usato.
Oggi e’ possibile dialogare in inglese e spagnolo, ma nel futuro saranno disponibili  messaggi istantanei in più di 40 lingue per i clienti Skype che si registreranno tramite la pagina di registrazione di Skype Translator e che utilizzano Windows 8.1  o Windows 10 Preview sul proprio desktop o dispositivo.
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https://translator.skype.com/#/home