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lunedì 25 maggio 2015

Addio a Victor Salvi, costruttore di arpe

NEW YORK. E’ morto a Milano, all’età di 95 anni, Victor Salvi, musicista, liutaio e costruttore delle celebri arpe. Nato a Chicago nel 1920, da genitori italiani, in una famiglia di musicisti, portò a Piasco, nel 1974, la rinomata azienda, la N.S.M  (Nuovi Strumenti Musicali) fondata a Genova nel 1957, le cui arpe suonano nei maggiori teatri del mondo, dalla Scala, al Metropolitan di New York, al Bolshoi.
Una storia da romanzo quella di Victor Salvi, eccellente arpista e imprenditore di successo, con la passione per la musica fin da bambino, ultimo di sei figli di un liutaio veneziano, Rodolfo Salvi, trapiantato a Viggiano, cittadina del sud Italia rinomata per la fabbricazione delle arpe, per la cultura della musica popolare e l’arpa "portativa" strumento che i complessi girovaghi suonavano per le vie del mondo.
All'inizio del XX secolo la famiglia Salvi  si trasferì negli Stati Uniti, a Chicago,  e la passione per questo strumento segnò per sempre il destino di Albert, Aida e Victor. Albert fu definito dal celebre Nicanor Zabaleta come "il più grande arpista di tutti i tempi". Aida diventò compositrice e arpista dell'Opera di Chicago; Victor arpista della Philharmonic Orchestra di New York e della NBC Orchestra diretta da Arturo Toscanini che lo nominò prima arpa sotto la sua direzione.
Ma la vera passione di Victor Salvi si rivelò essere quella costruire lo “strumento musicale degli dei" ereditando la capacità imprenditoriale dal padre. Costruì la sua prima arpa nel 1954 e iniziò a portare i suoi prototipi in giro per il mondo, avvicinandosi al mercato europeo e alle origini italiane, stabilendo la sua prima dimora a Londra, poi a Villa Maria vicino a Genova.
Qui, nel 1957 fondò l’azienda di costruzione, affiancato dallo scenografo e artigiano Parodi, nel compito di costruire un’arpa che sapesse suonare “in modo dolce come un sussurro” o con la “potenza e le svariate sfumature di una intera orchestra”.
Negli anni ’70, convinto dalla capacità specializzata e dall’ambiente artigianale della Valle Varaita adatto alla costruzione dello strumento, trasferì la produzione prima a Manta poi a Piasco nello stabilimento che fu sede dell’ex-cotonificio Wild e che ora produce circa 2000 arpe l’anno, suonate dall’80%degli arpisti del mondo, in prima fila quelli delle più importanti orchestre internazionali.


mercoledì 13 maggio 2015

Scacchi / Caruana gareggera' per gli USA

NEW YORK. Fabiano Caruana, numero 3 al mondo, che ha gareggiato per i colori italiani negli ultimi dieci anni, ha cambiato Federazione e giochera’ come previsto per gli Stati Uniti. Lo ha annunciato la United States Chess Federation, lo ha confermato lo stesso Caruana con un Twitter.
Con Caruana, nato a Miami negli Stati Uniti e provvisto di doppia cittadinanza, la squadra americana si e’ notevolmente rafforzata perche’ arruola anche il nr.4 al mondo Hikaru Nakamura e il numero 7 al mondo Wesley So, filippino, che ha cambiato cittadinanza lo scorso anno.
 Con l’arrivo dell’italoamericano gli Usa diventano ora favoriti per vincere la Chess Olympiad, che si disputa ogni due anni e che sara’ ospitata l’anno prossimo dall’Azerbajan. Gli americani vinsero questa prestigiosa manifestazione l’ultima volta nel 1976 a Haifa, Israele, quando pero’ l’Unione Sovietica boicotto’ la competizione.
Il trasferimento di federazione per Caruana costera’ un totale di 55 mila euro ( $61,000) di cui 50 andranno alla Federazione italiana e 5 mila alla World Chess Federation. Probabilmente la somma sara’ pagata da Rex Sinquefield, un finanziere in pensione, molto influente nella sfera politica del Missouri, che da anni e’ il benefattore principale del gioco degli scacchi negli States.
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Vedi post dell'11 Marzo 2015: FABIANO CARUANA CAMBIA FEDERAZIONE?

mercoledì 6 maggio 2015

Community / Benedetta Rinaldi, chi l'ha vista? (*)

NEW YORK. Abbiamo ricevuto numerose lettere di lettori di questo blog. Siccome ci siamo spesso occupati di Community (orribile nome inglese di un programma dedicato agli italiani all’estero) molti hanno pensato e sperato che fossimo in grado di fornire notizie in merito a Benedetta Rinaldi, la conduttrice del programma, misteriosamente scomparsa  dal piccolo schermo da diverse settimane.
Il suo sostituto, Alessio Aversa, spesso ha accennato alle richieste dei telespettatori, assicurandoli che la bella Benedetta sarebbe tornata “tra qualche giorno”.  Fin’ora tutte le attese sono state vane.
Abbiamo allora scritto una email a Piero Corsini, direttore di Rai Italia,  il quale ci ha ignorato forse perche’ convinto di non dover soddisfare una legittima richiesta da parte dei fan della conduttrice, che sono poi gli stessi che pagano il canone e gli stipendi degli impiegati della Rai.
In mancanza di notizie ufficiali,  probabilmente Benedetta - che mira in alto - ha lasciato temporaneamente Community per prepararsi all’edizione estiva di Unomattina. Pero’ quest’anno non sara’  lei ad affiancare  il giornalista del Tg1 Alessio Zucchini. A lei e’ stata preferita Mia Ceran, volto nuovo di Rai1.
Dopo questa nuova coppia, la linea passerà al tandem inedito Alessandro Greco e Benedetta Rinaldi, che trattera’ argomenti leggeri e dal tema rosa, mentre Benedetta avrebbe invece gradito affrontare soggetti piu’ impegnativi, come politica e spunti sociali.
(*)  Benedetta e' tornata a sorpresa per condurre l'edizione del 22 Maggio ed ha spiegato ai telespettatori la sua assenza col fatto di essere rimasta incinta. Ma nella puntata successiva, il suo sostituto  Alessio Aversa ha annunciato che sara' lontana dal programma durante la gravidanza. Viceversa, Benedetta, al quinto mese, ha deciso pero' di condurre regolarmente "Fattore Estate", un segmento di "Uno Mattina" della RAI con Alessandro Greco e la cantante Rita Forte  (Rai1 dal 1 giugno al 4 settembre dal lunedì al venerdì tra le 10.30 e le 11.45 ora italiana).
 La presentatrice e giornalista ha 33 anni. Si e' appurato ora che ha sposato lo scorso anno – in gran segreto – Emanuele, un imprenditore romano con il quale era stata fidanzata per tre anni.  
Mille auguri!

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Morta a 101 anni Ellen Albertini

NEW YORK. L’attrice e ballerina italoamericana Ellen Albertini, la popolarissima nonnina tutta pepe di “Wedding Crashers” e la memorabile  rapper di “The Wedding Singer”, si e’ spenta a Los Angeles all’eta’ di 101 anni.
Nata in Pennsylvania, più piccola di sette figli di due immigrati di origine italiana, studia pianoforte e danza dall'età di cinque anni. Diplomata alla Cornell University, si trasferisce a New York dove continua a studiare danza con le leggendarie ballerine Hanya Holm e Martha Graham. Parallelamente segue i corsi di recitazione del professore ed attore Michael Shurtleff e della diva del cinema muto Uta Hagen. Comincia a lavorare a Broadway come ballerina, attrice, cantante e coreografa.
Conosce il marito, l'attore ed insegnante Eugene Dow, da cui prende il cognome, e con cui rimane per cinquantatré anni, sino alla morte di lui, avvenuta nel 2004. Divenuta una delle migliori insegnanti di danza e recitazione del mondo, si ritira dall'insegnamento nel 1985, dando inizio alla sua fortunata carriera nel cinema e nella televisione. Lavora in teatro con Molly Picon e Manasha Skulnik e a Parigi con i mimi Marcel Marceau e Jacques Lecoq.
Appare in numerosi film di successo, come Sister Act (Una svitata in abito da suora (1992), di Emile Ardolino; Sister Act 2 - Più svitata che mai (1993), di Bill Duke), Patch Adams (1998), di Tom Shadyac e 2 single a nozze - Wedding Crashers (2005), di David Dobkin.
Ritiratasi in un lussuosissimo attico di Los Angeles, continua la sua attivita’ di attrice  lavorando per cinema e televisione.




sabato 2 maggio 2015

Il Museo sfratta l'ex Regina della Little Italy


NEW YORK. Il Museo Italo Americano di Joseph Scelsa ha vinto il suo lungo braccio di ferro contro  la 85.enne Adele Sarno che dovra’ lasciare l’appartamento dove vive da oltre 50 anni entro il prossimo 30 giugno. Lo scorso mese la signora Sarno si era appellata alla Housing Court per evitare lo sfratto dopo aver perduto una battaglia legale durata cinque anni, ma quello che e’ riuscita ad ottenere sono stati solo sessanta giorni per preparare il trasloco forse in un piccolo appartamento della Piccola Italia.
 Quando 53 anni fa occupo’ l’appartamento nella palazzina che oggi ospita il Museo Italo Americano, il suo affitto ammontava a $150.  Si stabilizzo’ poi a $850 perche’ la signora Sarno affermava che il suo fosse un appartamento a fitto bloccato, mentre Joseph Scelsa era di parere contrario e le chiedeva $3.500 mensili. Il padrone ha avuto ragione ed oggi puo’ usare l’appartamento dell’ex Regina della Festa di San Gennaro per espandere - come afferma - il suo Museo.
La palazzina al nr 185 Grand Street, sede del Museo Italo-Americano fu costruita nel 1885 e ospito’ gli uffici della Banca Stabile, che prestava danaro agli italiani che volevano emigrare  negli Stati Uniti.
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Leggere il post:  IL MUSEO ITALO AMERICANO E LO SFRATTO DELL’ANZIANA INQUILINA dello scorso 26 marzo.
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mercoledì 29 aprile 2015

Italiani nel mondo: deludente risposta alle elezioni Comites

Il sito web del Sole 24 Ore riporta un articolo del blogger Giuseppe Chiellino sulle elezioni Comites conclusesi a metà aprile. E’ solo uno degli interventi molto critici nei confronti dei Comitati degli italiani all’estero, organismi di rappresentanza che, a giudicare dai numeri, raccolgono sempre meno consensi da parte degli italiani nel mondo.
“Leggere i risultati di queste elezioni, che comportano  uno sforzo organizzativo degli uffici consolari, è disarmante. La percentuale dei votanti rispetto agli italiani che ne avrebbero diritto a stento supera il 2%. Dove è possibile confrontare i dati. Perché sulle pagine web di molti siti consolari, viene pubblicato solo il numero delle schede pervenute, senza il numero degli aventi diritto. In qualcuno (Buenos Aires) addirittura c’è solo la percentuale di voti ottenuti dalle diverse liste, senza nessun’altra indicazione. A Monaco di Baviera, invece, danno entrambi i dati ed il calcolo è facile: dei 58.178 italiani aventi diritto solo 1178 hanno inviato la scheda al consolato: il 2,2%. Senza contare che quasi 150 di queste schede sono state poi annullate perché imbustate in modo non corretto, bianche o nulle. I voti validi, dunque, sono stati solo 1033. Non è andata meglio a Norimberga: ha votato il 2,15 % dei 16.000 aventi diritto”
 “A Bruxelles ha votato il 2,64%. A Genk, area di ex minatori e oggi operai nel Limburgo, vicino al confine olandese, si scende addirittura all’1,29%. Poi sono andato a curiosare negli Stati Uniti ma mi sono dovuto fermare: online ci sono solo i voti ottenuti dai singoli candidati: la prima eletta a Washington ha ottenuto 47 voti, il primo di Boston 438, quello di Chicago 165…”.
“Il messaggio dei numeri mi sembra chiaro: dei Comites agli italiani che vivono all’estero importa praticamente nulla. Non sarebbe il caso di utilizzare le risorse e le energie che gli uffici consolari devono dedicare ai Comites per qualcosa di più intelligente e fruttuoso, per gli italiani che vivono in Italia e all’estero?”.

lunedì 27 aprile 2015

Il contributo degli italoamericani alla storia del jazz

Il musicista Lino Patruno ha recentemente dedicato un articolo all’apporto degli italo-americani nella storia del jazz. Migliaia di emigrati italiani avevano raggiunto New Orleans, che agli inizi del secolo era diventata un centro di raccolta di contadini e agricoltori provenienti dal sud dell’Italia, che portarono nel jazz gli strumenti a fiato memori della tradizione bandistica dei paesi dell’Italia meridionale che si è sempre tramandata di padre in figlio.
“Il primo musicista che incise il primo disco della storia del jazz nel 1917 era figlio di italiani. Il suo nome era Nick La Rocca  (foto a sinistra) ed era figlio di un ciabattino di Salaparuta in provincia di Trapani che aveva suonato la cornetta nella Fanfara dei Bersaglieri del Generale Lamarmora.
Nick La Rocca era a capo di un gruppo di musicisti di New Orleans chiamato Original Dixieland Jass Band del quale fecero parte altri due musicisti di origine italiana: il batterista Tony Sbarbaro e il pianista Frank Signorelli.
Ma se Nick La Rocca è stato il primo musicista del jazz a cimentarsi con la sala d’incisione, uno dei pionieri del jazz in embrione è stato il batterista George Vitale meglio noto come Jack “Papa” Laine nato nel 1873. Laine diresse per molti anni la Reliance Brass Band a cavallo tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 e di questa band facevano parte altri italo-americani fra i quali Vincent Barocco, Pete Pellegrini e il suonatore di basso tuba Giuseppe “Joe” Alessandra nato a Palermo nel 1865 ed emigrato a New Orleans a 30 anni.
Ma la lista degli italo-americani che hanno creato il jazz non si ferma qui. Vorremmo ricordare Leon Roppolo che fu il primo grande clarinettista della storia del jazz, Joe Venuti il primo violinista, Eddie Lang (Salvatore Massaro) il primo chitarrista, Arnold Loyacano il primo contrabbassista, Tony Sbarbaro il primo batterista, Adrian Rollini fra i primi sassofonisti, Santo Pecora fra i primi trombonisti, Jimmy Durante (che diventerà celebre nel cinema) il primo pianista e via dicendo fino ad arrivare ai grandi cantanti Frank Sinatra, Dean Martin (Dino Crocetti), Tony Bennett (Antonio Benedetto); ai grandi compositori: Henry Mancini, Harry Warren (Salvatore Guaragna), Peter De Rose; ai grandi direttori d’orchestra: Nat Natoli, Guy Lombardo, Don Costa; ai grandi solisti del dopoguerra: Joe Pass (Passalacqua), Carl Fontana, Pete e Conte Candoli, Jimmy Giuffre, Tony Scott (Sciacca), Bucky Pizzarelli, Hank D’Amico, Chuck Mangione, Joe Lovano, Chick Corea, Scott La Faro, Johnny Guarnieri, Frank Rosolino, George Masso, Sonny Russo, Joe Morello, Buddy De Franco, Louie Bellson (Balassoni), Charlie Mariano…"

(Fonte: Lino Patruno, da Il Fatto Quotidiano)

sabato 18 aprile 2015

New York / C’era una volta la Piccola Italia

NEW YORK. “La Little Italy che una volta era il centro della vita degli italoamericani in città - scriveva gia’ nel 2011 il New York Times - esiste per lo più come una memoria nostalgica nelle menti dei turisti che ancora la considerano una tappa obbligatoria per i propri itinerari newyorkesi». Al declino della Piccola Italia di Manhattan ha recentemente dedicato un lungo articolo-reportage Andrea Marinelli del Corriere della Sera dal titolo
“ La nuova Little Italy” di cui riportiamo di seguito qualche brano:
“Il quartiere italoamericano più famoso d’America era stato dichiarato morto dal censimento dell’aprile 2010, secondo cui, fra gli abitanti, non ce n’era più nessuno nato in Italia. Nel 2000 ce n’erano ancora 44, mentre nel 1950 erano circa 5.000, la metà di tutti coloro che popolavano le strette strade fra Mulberry, Grand e Mott Street. Mangiata da SoHo, Nolita (North of Little Italy) e Chinatown, con il National Park Service che nel 2010 è arrivato a dichiarare i quartieri italiano e cinese un unico distretto storico, Little Italy è scomparsa, come non hanno mancato di notare negli ultimi anni tutti i quotidiani e le riviste newyorkesi, oltre a un progetto di una studentessa della scuola di giornalismo della City University, lasciato evidentemente morire, come il quartiere, dopo la laurea.
«Una volta Little Italy era come un villaggio napoletano ricreato su questo lato dell’oceano, con la sua lingua, le sue abitudini e i suoi istituti culturali e finanziari», raccontava il New York Magazine già nel 2004 in un articolo intitolato “Arrivederci Little Italy”. Era il quartiere italiano più noto, anche se non l’unico di New York, né il più popolato. A East Harlem, fra Lexington Avenue e l’East River, c’era “Italian Harlem”, dove negli anni Trenta vivevano circa 100.000 italiani e i ragazzi giocavano a stickball in strada; al Bronx gli italiani avevano conquistato Arthur Avenue, dove ancora oggi si può acquistare una delle migliori mozzarelle della città ma dalle finestre dei negozi spuntano bandiere albanesi con l’aquila a due teste; a Brooklyn, al Queens e a Staten Island si erano formate numerose comunità italiane fra Bensonhurst, Carroll Gardens, Astoria e altri quartieri, ognuna con la propria storia, i propri personaggi e le proprie abitudini”.
“La piccola Italia originaria, quella del Lower East Side, continuava però negli anni a mantenere il suo fascino, nonostante gli italiani lasciassero i piccoli e sempre più costosi appartamenti attorno a Mulberry Street alla ricerca di spazi più grandi o affitti più moderati. ......
È così che Little Italy è stata conquistata dalle insegne cinesi, e la pasticceria Ferrara è uno degli ultimi esercizi commerciali rimasti a ricordare i bei tempi andati. Eppure gli italoamericani a New York sono ancora 700.000 e, secondo un rilevamento dell’American Community Survey, i nuovi italiani – quelli nati in Italia e arrivati con l’aereo, senza fermarsi a Ellis Island – erano 49.075 nel 2011. Solo che oggi sono costretti a trovare altrove la tranquillità che una volta si respirava fra i vicoli di Little Italy, fra una partita a scopone al Café Sambuca e un taglio di capelli da Sal, su Mott Street.
Il paesone racchiuso in pochi isolati nel cuore di Manhattan non esiste più, così come sono svaniti quasi tutti i quartieri italoamericani del Bronx, di Harlem e di Brooklyn dove ci si poteva sentire a casa per un po’. Quello che cercano in molti, fra gli italiani di nascita che oggi vivono e lavorano in città, è proprio un posto dove emanciparsi dalla vita frenetica, dal caos, dai rumori urbani e soprattutto dalla Fomo (Fear of Missing Out), la terribile paura di perdersi qualcosa fra i mille stimoli quotidiani che New York offre, a volte anche con l’inganno”.
Nella foto: La Piccola Italia di Manhattan durante la Festa di San Gennaro
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Leggere in altra parte di questo blog: il Museo Italo Americano cerca di sfrattare Adele Sarno, 85 anni, l’ex Regina di Little Italy,  perche’ non puo’ pagare l’affitto.



martedì 14 aprile 2015

Il vino tema del concorso letterario John Fante 2015

Il Comune di Torricella Peligna, nell'ambito del Premio John Fante 2015 e del Festival letterario “Il Dio di mio padre” (X Edizione, 21-22-23 agosto 2015), ha indetto il concorso per racconti inediti dedicato allo scrittore italoamericano sul tema “John Fante e il vino” . Il tema del vino e’ molto presente nell’opera dello scrittore (vedi “La confraternita dell'uva” e “Dago Red”).
Il racconto concorrente dev'essere inedito, scritto in lingua italiana, la lunghezza ammessa del racconto va da un minimo di una cartella ad un massimo di tre cartelle. Ogni autore può presentare un solo racconto. Per formalizzare la propria candidatura, il materiale richiesto dev'essere inviato entro e non oltre il 31 maggio 2015, all'indirizzo premio@johnfante.org.
La preselezione avviene tramite una giuria tecnica, presieduta da Mauro Tedeschini, direttore del Centro, che sceglierà i 10 racconti finalisti, che saranno poi pubblicati sul sito del quotidiano abruzzese “Il Centro”, partner del premio, e saranno sottoposti al giudizio della rete, che decreterà uno dei due vincitori: uno scelto dalla giuria tecnica e uno dunque dalla giuria popolare (gli utenti del sito).
A lungo trascurato in Italia (come altri scrittori di origine italiana negli Stati Uniti e in altri paesi), John Fante è stato oggetto di una riscoperta a partire dalla pubblicazione del romanzo “La strada per Los Angeles”, edito da Leonardo nel 1992. Nel 2003, a vent'anni dalla morte dello scrittore, per la collana I Meridiani della Mondadori è stato pubblicato “Romanzi e racconti”, un volume che raccoglie i quattro romanzi e una serie di racconti, curato dal critico e giornalista Francesco Durante, uno dei maggiori conoscitori italiani di Fante.
Nel maggio 2006 esce il film "Chiedi alla polvere", ispirato dal suo omonimo romanzo. Nel cast, Colin Farrell, Salma Hayek e Donald Sutherland. Produttore Tom Cruise.
Nel 1989 esce il film "Aspetta primavera, Bandini", ispirato dal suo omonimo romanzo. Nel cast, Joe Mantegna, Ornella Muti e Faye Dunaway. Produttore Francis Ford Coppola.
L'8 aprile 2010, giorno del 101º anniversario della nascita dello scrittore, è stato a lui intitolata l'intersezione tra la Fifth Street e la Grand Avenue di Los Angeles, su mozione del consiglio del governo cittadino. Nella John Fante Square, che è situata nella zona di Bunker Hill dove John Fante ha scritto e vissuto, vi è la biblioteca pubblica di Los Angeles (LAPL) che veniva frequentata da giovane dallo scrittore e dove Charles Bukowski ha riscoperto “Chiedi alla polvere”.
John Fante nacque a Denver, nel Colorado, l'8 aprile del 1909 da Nicola Fante, un immigrato italiano originario di Torricella Peligna (in provincia di Chieti), e da Mary Capolungo, una statunitense originaria di Chicago (nell'Illinois), figlia di immigrati lucani.
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Per ulteriori informazioni visitare il sito www.johnfante.org, contattare la segreteria a premio@johnfante.org o la direzione del Festival direzione@johnfante.org o al 347 9235255. 

domenica 12 aprile 2015

Italiani d'America / Non sono Vespucci ne' Cristoforo Colombo

NEW YORK Il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo ha reso omaggio alla memoria del padre durante il gala organizzato dalla National Italian American Foundation (NIAF)  da Cipriani a Manhattan. Per l’occasione è stato istituito il nuovo premio per il “Public Service” dedicato dalla Niaf proprio a Mario Cuomo (per tre mandati governatore dello Stato), recentemente scomparso, assegnato alla procuratrice del Westchester Janet DiFiore. Poi il governatore ha  ricordato Mario Cuomo con un appassionato racconto partendo dalle umili origini dei nonni fino  alla sua rielezione, col padre, costretto a letto, che ascolto’  al telefono l'inauguration, il giuramento e il discorso  per poi spirare pochi minuti dopo. Andrew ha  raccontato che durante la sua carriera  politica ha visitato tutti gli Stati dell'Unione.
"È incredibile constatare quanto sia radicata l'impressione errata e come siano diffusi gli stereotipi sugli italoamericani e la cultura italiana. Ecco perché è importante il lavoro svolto dalla Niaf, perché è importante dire la verità alla gente. Non siamo quelli che credono, non siamo quelli che vedono nei film. Siamo Vespucci, Colombo, Raffaello, Galileo, Michelangelo e Da Vinci" ha detto Cuomo.
Poi ha aggiunto: “Dovunque vai, dalla costa orientale a quella occidentale degli Stati Uniti, li noti subito. I pregiudizi contro gli italo-americani sono ancora presenti e forti, e dobbiamo impegnarci per contrastarli, come ha fatto durante tutta la sua vita mio padre Mario”.
 Andrew ha ricordato che suo padre era “orgoglioso di essere figlio di due immigrati venuti dall’Italia solo con i vestiti che portavano addosso. Perché erano riusciti ad affermarsi in America, far studiare i propri figli, e vedere uno di loro che era diventato governatore dello Stato di New York. Questa è la ragione per cui mio nonno Andrea, da cui ho preso il nome, ripeteva sempre una frase, nel poco inglese che conosceva: God bless America. Chiedeva a Dio di benedire il paese che gli aveva dato tanta fortuna. E mio padre Mario non si distanziava da questa identità, ma al contrario la abbracciava. Ricordava sempre di essere prima di tutto un italiano e poi un americano.  Era orgoglioso di essere frutto di questa storia. Una persona eloquente, raffinata e articolata, ma soprattutto “civile”, come si direbbe nella lingua dei nostri antenati. Ha sempre lavorato affinché i pregiudizi verso gli italo americani fossero superati”.
Comprensibili and giustificate le parole di Andrew per Mario Cuomo, ammirato e rispettato da tutti, ma....
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Caro Andrew, 
non e’ il caso di scomodare Cristoforo Colombo e Vespucci per dire chi sono gli italiani d’America. 
Nei prossimi discorsi, per favore lasci riposare in pace Galileo, Michelangelo e Leonardo. 
Gli italiani d’America non hanno piu’ bisogno di dire di chi sono eredi ne’ tanto meno che sono italiani. Hanno contribuito a costruire questa grande nazione e non ci sono stereotipi che possano smentirlo. Lei non sara' giudicato per essere il figlio di Mario Cuomo, ma come suo padre, sara'  giudicato per quello che fara’, e se il giudizio sara' negativo non ci saranno Vespucci o Raffaello o stereotipi he tengano . Chi sono gli italiani  e’ testimoniato dalle loro vite, dal loro lavoro, dai loro sentimenti,  dalle loro opere e dalla vita quotidiana, e sono questi i metri di giudizio per  tutte le altre  persone che appartengono a tutti gli altri gruppi etnici. 
Personalmente, sono orgoglioso di essere italiano ma confesso che non mi sento ne' Vespucci ne' Dante. Sono semplicemente me stesso e cerco di essere la miglior persona possibile.
Distinti saluti.

New York Blogger

Nella foto: Andrew e Mario Cuomo
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NIAF. Andrew Cuomo, Mario Cuomo, Cipriani NY, Janet DiFiore

giovedì 9 aprile 2015

Skype Translator ora parla italiano

LOS ANGELES. Dopo l’inglese e lo spagnolo, Skype Translator ha imparato due nuove lingue: l’italiano e il cinese. La piattaforma di traduzione in tempo reale consente agli utenti di dialogare su Skype ormai senza più barriere linguistiche.
Se l’italiano rappresenta una grossa sorpresa,  l’introduzione del supporto al cinese è una vera e propria sfida per la casa di Redmond vista la complessità della lingua.  “Il  cinese (mandarino) e’ una lingua molto difficile da imparare - ha scritto in un blog Yasmin Khan di Skype -   "Con circa 10 mila caratteri e molteplici toni, essa rappresenta per chi parla inglese un ostacolo difficilissimo, insieme alla lingua araba, al giapponese e al coreano” .  La scelta dell’italiano è dovuta, invece, al grande interesse suscitato attorno a Skype Translator da parte degli utenti italiani. Questo importante aggiornamento della piattaforma di traduzione simultanea di Skype non porta, però, con se’ solo il supporto a due nuove lingue ma introduce anche ulteriori affinamenti e nuove funzionalità.
L’update di Skype Translator include la possibilità di ascoltare i messaggi nel linguaggio scelto e di poter visualizzare la traduzione in tempo reale delle parole pronunciate dall’interlocutore. Durante le chat, l’interlocutore potrà continuare a parlare anche se la traduzione è ancora in corso. In questo caso, il volume dell’interlocutore sarà abbassato, mentre sarà ampliato quello relativo alla traduzione. Gli utenti, inoltre, potranno disattivare l’audio della traduzione nel caso volessero limitarsi a leggere i testi tradotti.
Vale la pena ricordare  che Skype Translator è disponibile solo ad un numero limitato di utenti che hanno ottenuto l’accesso al programma. Per partecipare al programma di sviluppo, qualora Microsoft dovesse allargare il numero dei  tester, è possibile registrarsi all’interno del sito ufficiale dedicato alla piattaforma di comunicazione. L’app è disponibile per tutti i PC ed i tablet dotati di sistema operativo Windows 8.1 e sarà una della parti integranti del nuovo Windows 10 in arrivo nella seconda parte dell’anno in corso
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Per informazioni: http://www.skype.com/en/translator-preview/



martedì 7 aprile 2015

New York / L'amore-odio tra italiani e irlandesi

NEW YORK. L’ondata di emigrati italiani che si riverso’ a New York verso la fine del secolo XIX  e i primi decenni del XX  incontro' un duro ostacolo in un altro massiccio gruppo etnico che li aveva preceduti ed aveva messo radici dappertutto: quello irlandese.  Inevitabile lo scontro che si e’ consumato nei decenni a tutti i livelli, dalla  politica alla malavita, dalla religione alla legge, dallo sport  all’arte e alla vita di tutti i giorni ed ha avuto come sfondo i marciapiedi, il fronte del porto, i cantieri edili, le chiese, i palazzi del potere, le sale da gioco, gli stadi, il mondo dello spettacolo.  Alla fine, queste due tribu’ hanno imparato a coesistere, a superare le mille barriere che le dividevano e persino a volersi bene, se e’ vero che, dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, i matrimoni tra irlandesi e italiani sono diventati molto comuni, trasformando per sempre i rapporti tra i due gruppi etnici.
Gran parte della rivalita’ era comprensibilmente generata da problemi di lavoro. Gli italiani erano disposti a lavorare per un numero maggiore di ore e per meno danaro, tanto che  spesso venivano usati come crumiri. Le risse erano inevitabili e cosi’ frequenti che il quotidiano Brooklyn Eagle scrisse nel 1894 un editoriale dal titolo “Can’t They Be Separated?” (“Non possono essere separati?”).
L’esplosivo rapporto tra irlandesi ed italiani costituisce l’oggetto di un libro di Paul Moses dal titolo “An Unlikely Union: The Love-Hate Story of New York's Irish and Italians” .. ( che si puo’ tradurre  “Una improbabile unione: la storia amore-odio tra irlandesi e italiani”.)
Il libro, di prossima pubblicazione, ha un “cast” di personaggi di primo piano tra cui Madre  Francesca Saverio Cabrini, la Santa degli emigrati, che tenne testa all’arcivescovo  irlandese di New York che voleva rispedirla in Italia; il gangster Al Capone, che mise al sicuro la moglie (irlandese) prima di affrontare una sparatoria coi mafiosi (irlandesi) di Brooklyn; la storia d’amore tra i sindacalisti Elizabeth Gurley Flynn e Carlo Tresca (assassinato nel 1943); l’alleanza tra il gangster Paul Kelly ( Paolo Antonio Vaccarelli all’anagrafe di Napoli  ) col boss della politica municipale “Big Timmy” Sullivan; le frustazioni del detective Joe Petrosino prima di poter esser accettato dalla polizia nuovayorkese controllata dagli  irlandesi; la sfida canora tra Frank Sinatra e Bing Crosby che si disputavano la palma di miglior cantante americano.
Paul Moses,  (padre irlandese e madre italiana) insegna giornalismo al Brooklyn College/CUNY. E’ stato capo redattore per la cronaca di New York  per il quotidiano Newsday, ed ha vinto, in collaborazione con un team di colleghi, il prestigioso Premio Pulitzer.
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Paul Moses: “An Unlikely Union: The Love-Hate Story of New York's Irish and Italians” ,
NYU Press, 368 pagine. ISBN: 9781479871308. Pubblicazione Luglio 2015.
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Nelle foto, dall'alto in basso: Frank Sinatra e Bing Crosby; Carlo Tresca (secondo da sinistra) con Elizabeth Gurley Flynn; Paul Kelly.




giovedì 2 aprile 2015

Ambra Battilana denuncia per molestie il fondatore di Miramax




NEW YORK. Torna alla ribalta, questa volta sulle pagine dei tabloid americani, la modella italiana Ambra Battilana, 22 anni, una delle ragazze “pentite”,  testimone del bunga bunga di berlusconiana memoria che si si è costituita parte civile contro Fede, Mora e Minetti per danni causati da  «perdita di chance lavorative, disagio e patimento psico-fisico», perché considerata alla stregua di una prostituta.
Ora l’oggetto delle accuse di Ambra e’ un personaggio di primo piano nel mondo del cinema americano, Harvey Weinstein che fondò la casa di produzione Miramax con il fratello Bob nel 1979, realizzando film di grande successo come Shakespeare in Love e Pulp Fiction.
La scorsa settimana Ambra, in occasione della “prima”  del musical  ”New York  Spring Spectacular”, al Radio City Music Hall di New York, ha conosciuto Weinstein, 63 anni, spostato e padre di cinque figli, che le avrebbe proposto un incontro per discutere di una proposta di lavoro.
Secondo la prassi, tramite l'agenzia di modelle che rappresenta Ambra, e’ stato fissato un appuntamento col produttore e la ragazza si e’ presentata negli uffici al terzo piano del Tribeca Film Center dove Weinstein era ad attenderla in compagnia di un suo collaboratore. I due uomini  le fecero vedere dei filmati  e poi ebbero con lei una breve conversazione.
Quando l'assistente lascio’ la stanza, Ambra resto’ resta sola con Weinstein che, secondo il suo racconto, le avrebbe toccato il seno dopo averle chiesto se le sue mammelle fossero finte. Poi le infilo’ una mano sotto la gonna, chiedendole di baciarlo.
La modella torinese lascio’ subito  la stanza e denuncio’ per molestie Weinstein al commissariato di polizia di Varick Street dove fu accompagnata da un’amica.  Il produttore e’ stato interrogato ma  subito rilasciato dopo aver fornito alla polizia la sua versione dei fatti: non ha fatto niente di male, quello della ragazza potrebbe essere un tentativo di ricatto, visti anche i precedenti dell’aspirante Miss Italia  che nel 2010 - come ha scritto Il Giornale - aveva denunciato un anziano imprenditore italiano per violenza.
“Questa e’ la vecchia storia di Hollywood, detta e ripetuta, ed e’ una storia molto tragica” - ha detto l’avvocato Mark Heller al New York Daily News - “Questa e’ una ragazza di 22 anni che ha riposto la sua fiducia negli Stati Uniti per il suo futuro”.
Secondo il New York Post, Ambra il giorno dopo l’incidente avrebbe assistito allo spettacolo  “Finding Neverland” al Lunt-Fontanne Theatre di Manhattan, usando i biglietti che lo stesso Weinstein le aveva regalato. L'opinione pubblica e' divisa.
Difficile per Ambra provare le sue accuse, a meno che non sia vera una indiscrezione pubblicata in esclusiva dal Daily News: Weinstein non avrebbe negato ad Ambra di averla “toccata” nel corso di una conversazione telefonica tra i due organizzata (e registrata)  dalla polizia.
Ma, secondo un'altra indiscrezione, Ambra avrebbe iniziato a collaborare con la giustizia solo 4 giorni dopo aver subito l'affronto: nel frattempo avrebbe cercato, ma inutilmente, di avere una parte in un film prodotto dall'uomo che accusa.

Nessuna accusa contro il produttore

NEW YORK, 11 MARZO. Dopo due settimane di inchiesta l'ufficio del District Attorney di Manhattan ha concluso che non ci sono prove sufficienti per formalizzare le accuse contro il produttore americano.



FOTO: scatenati i tabloid di New York sulla vicenda Battilana-Weinstein





mercoledì 1 aprile 2015

Un Punto d'Incontro per gli italiani di Seattle

SEATTLE. “Lavorano nei laboratori di ricerca della UW (University of Washington), allo Hutch, o al Seattle Children’s Research Institute. Lavorano alla Microsoft e alla Boeing, ad Amazon e alle start-up. Sono i nuovi italiani che vivono e lavorano a Seattle, ed essi vogliono creare un Centro Italiano di Cultura”, dice Peggy Sturdivant che scrive per il seattle.pi online e si occupa della zona Ballard a nord-ovest della  bella citta’ dello Stato di Washington.
Questi sono gli italiani di oggi che sentono la necessita’ di stare insieme, parlare la loro lingua,
farla parlare ai figli e agli altri, rivivere tradizioni ed usanze, organizzare corsi e  dibattiti culturali. Vogliono che i libri che hanno e che stanno ricevendo possano circolare ed esser letti. Vogliono un punto dove incontrarsi.
Il Punto l’hanno gia’ creato virtualmente  sul web ( www.ilpuntoseattle.org) ma ora cercano una sede reale dove poter organizzare eventi, mostre, conferenze, e far mettere radici ad una nuova presenza italiana che possa idealmente riallacciarsi allo spirito dei connazionali che cento anni fa zappavano la terra dove oggi c’e’ South Park o a quei derelitti che furono soccorsi da Santa Francesca Saverio Cabrini, la Santa di noi emigrati, che per loro apri’ un sanatorio e che, per la cronaca,  proprio a Seattle presto’ giuramento per diventare cittadina americana.
Questa iniziativa e’ frutto del coraggio di uomini e donne che vogliono operare in sintonia con altre organizzazioni locali come la Dante Alighieri  (www.danteseattle.org), Sons of Italy, CASA, Festa Italiana Organization, CAI, Seattle-Perugia Sister City Association, Seattle-Trentino Club e che godono della collaborazione del Dr. Franco Tesorieri , il locale Console d’Italia.
Questo gruppo, di cui e' presidente Andrea Callegari, si attiva per Il Punto durante i weekend per realizzare il suo ambizioso progetto. Sono in cantiere un “dinner and dance” e un’asta per la raccolta dei fondi per dare una casa alla libreria  itinerante e per dare a tutti loro uno stabile punto d’incontro.

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giovedì 26 marzo 2015

Italiani d'America / Il Museo di Little Italy e lo sfratto dell'anziana inquilina


NEW YORK. Adele Sarno, 85 anni, origini napoletane, rischia di essere sfrattata  dall’appartamento in Grand Street dove vive da 53 anni. Il padrone di casa e’ l’Italian American Museum, o meglio, Joseph Scelsa,  che minaccia di buttarla fuori se non paga l’affitto, $3,500 mensili, invece degli $820 che la donna sta versando da anni, convinta di avere un appartamento a flitto bloccato. Il braccio di ferro tra la signora Sarno e Scelsa, cominciato cinque anni ha, sembra pero’ essere giunto al capitolo finale. Un tribunale civile ha determinato lo scorso anno che l’appartamento non e’ a fitto bloccato mentre la scorsa settimana l’Office of Rent Administration dell’agenzia New York State Homes and Community Renewal ha anche stabilito che nel settembre del 2013 la signora Sarno non aveva diritto alla successione , non essendo riuscita a dimostrare di aver abitato con continuita’ nello stesso appartamento dopo la morte del padre avvenuta nel 1976, mentre viceversa i legali del Museo sembra abbiamo dimostrato che la donna ha vissuto altrove per un certo periodo di tempo sia pure nella stessa zona della citta’.
L’associazione “Two Bridges Neighborhood Council” che ha lottato  a favore della Sarno dal 1910, ha tacitamente ammesso in questi giorni che legalmente non c’e’ piu’ niente da fare. Ma il punto e’ un altro, dice il presidente Victor Papa.
“Per una istituzione che afferma di promuovere e preservare la cultura italo-americana, il museo fallisce profondamente nel riconoscere che tra i suoi piu’ importanti valori sono proprio coloro che da lungo tempo risiedono nel quartiere. Noi non sottovalutiamo la missione dell’Italian-American Museum, ne’ i benefattori che generosamente la supportano; ne’ vogliamo noi sminuire il Dipartimento statale per l’Istruzione che ha economicamente approvato quella missione; ma il fatto che la signora Sarno sia una delle piu’ vecchie residenti di Little Italy e’ in se stessa una missione”.
Victor Papa conclude dicendo che il “caso Sarno” ha caratteristiche che purtroppo sono ben note alle organizzazioni che si occupano di alloggi nei quartiere cittadini: vulnerabili cittadini messi fuori da padroni di casa speculatori e costruttori edili in Little Italy, Chinatown e nella zona bassa dell’East Side.
La signora Sarno non sa dove andra’ a vivere con la sua gatta Tasha dopo il possibile sfratto. Vive di ‘social security” e riesce a pagare il fitto anche grazie all’aiuto di una figlia ed una nipote che vivono in Wisconsin. Riceve inoltre aiuti per il vitto.
“Che vuole questo Scelsa? Io sono qui da 53 anni e lui da cinque..... - dice Adele Sarno - Avro’ presto 86 anni, quanti ancora me ne rimangono? Fatemi godere in pace nella mia casa gli ultimi anni della mia vita”.
Il Museo, che ha problemi di bilancio, ha piani che vanno al di la’ dell’appartamento della Sarno (uno dei sei che ha in affitto): mira a vendere l’edificio che acquisto’ nel 208. All’angolo di Grand Street e Mulberry dovrebbe sorgerne uno moltopiu’ imponente  che garantira’ al museo piu’ spazio e, soprattutto, un futuro economico piu’ tranquillo.
“Cosa dovremmo fare? Affittare appartamenti con lo sconto?”, si chiede Joe Carella, portavoce del Museo.
La palazzina al nr 185 Grand Street , sede del Museo Italo-Americano fu costruita nel 1885 e ospito’ gli uffici della Banca Stabile, che prestava danaro agli italiani che volevano emigrare  negli Stati Uniti. Due anni fa una richiesta per farla dichiarare monumento storico fu respinto dall’apposita commissione. Quindi, se necessaria, via libera alla sua demolizione.
Lo sfratto, che avrebbe dovuto essere eseguito il 5 aprile, e’ stato rinviato da un giudice al 13 dello stesso mese per consentire ai legali della Sarno di mettere a punto una difesa, probabilmenteuna soluzione di compromesso per risolvere amichevolmente il problema.

Nelle foto:  in alto la palazzina del Museo Italo Americano; al centro, Adele Sarno mostra una fotografia del 1945 quando fu eletta Regina della Festa di San Gennaro della Little Italy di Manhattan; in basso il proprietario dell'edificio Joseph Scelsa.


sabato 21 marzo 2015

Litigano in diretta due telecronisti della Rai

ROMA. Rissa sfiorata al Franchi, in occasione di Fiorentina-Milan tra due giornalisti della Rai che nel corso della radiocronaca in diretta sarebbero quasi venuti alle mani per un litigio: il Milan era in vantaggio di 1-0 ma all’83' la squadra viola ha pareggiato con Gonzalo Rodriguez.
Il giornalista di Radio Rai  Giuseppe Bisantis stava per narrare l'azione del gol, ma si e’ sentita la voce del collega Fabrizio Failla di Rai Italia  che esultava: "Gooooooool".
Bisantis ha allora mandato in onda lo stacco pubblicitario. Firenzeviola.it ha ripreso l'audio di Rai Italia (trasmissione satellitare) dove si può ascoltare lo screzio nel fuori onda: "Hai rotto il c...o, hai rotto il c...o", urlava il giornalista di Radio Rai al collega Failla che l'aveva disturbato. Secondo testimoni i due sarebebro venuti a vie di fatto, prontamente separati da agenti della Digos che si sono precipitati nel box della radio per riportare la calma.
Sembra che i due giornalisti abbiamo alla fine fatto la pace.
Questo episodio ricorda la rivalita’ tra Enrico Ameri e Sandro Ciotti durante la trasmissione
“Tutto il calcio minuto per minuto”. La diretta creava inevitabilmente qualche litigio o frizioni,  quando qualcuno si dilungava troppo nei propri interventi..
La lunga rivalità Ciotti-Ameri, tocco’ l’apice quando, intervenendo da Torino e commentando un momento della partita, Ciotti interruppe il collega chiedendogli la linea per segnalare un.... quarto gol, di una partita ormai senza storia. Ameri, convinto di essere fuorionda (il tecnico non aveva chiuso il suo collegamento)  esclamò:  “Ma come si fa ad essere cosi’ coglioni.....?”.
Anche per questa rivalita’, che i radioascoltatori conoscevano ed avvertivano, la trasmissione divento’ popolarissima. Nella foto Ciotti (a sinistra) con Ameri

Community / Perche' la Rai ripete le interviste

Rai Italia continua a mandare in onda domenica sera (ora di New York) nel programma Community, spezzoni di filmati gia’ trasmessi. Questi pezzi, in genere interviste tagliate e riattaccate da sembrare monologhi, vengono mandati in onda senza che qualcuno li leghi perche’  il Community domenicale non ha conduttore (o conduttrice).
A chi come noi si chiede il perche’ di queste ripetizioni  prima della attesissima Domenica Sportiva, la Rai spiega:  “Una buona occasione per permettere di seguire le “vostre storie” anche agli spettatori che nei giorni feriali non sono riusciti a seguire la normale programmazione di Community”. Un argomento, questo, tutt’altro che convincente.......

A proposito di Community, un elogio ad Alessio Aversa (nella foto) che ha sostituito nei giorni scorsi  la titolare Benedetta Rinaldi.  Alessio ha fatto il suo lavoro con diligenza e semplicita’, parlando poco e facendo parlare gli ospiti.  Classe 1981, vive a Roma. Laureato in Scienze politiche e Comunicazione internazionale, è giornalista professionista dal 2009, e ha cominciato il suo percorso verso la professione con cinque stage tra cui uno come assistente e redattore per la redazione radiofonica di Italia Chiama Italia su Rai International e un altro  in qualità di assistente alla produzione per la redazione Rai Corporation a New York.
Come freelance è stato in Afghanistan, Libano, Kosovo, Israele, Palestina. E’ autore di un romanzo dal titolo “Il Pentatleta” (Aracne Editore).

mercoledì 18 marzo 2015

Alberto Burri e il campo di prigionia del Texas


NEW YORK. Dal 9 ottobre, al Solomon R. Guggenheim Museum di New York,  sarà allestita una retrospettiva dedicata all’artista umbro Alberto Burri nel centenario della sua nascita. Burri nacque a Città di Castello (Perugia) il 12 marzo 1915, primogenito di Pietro, commerciante di vini, e di Carolina Torreggiani, insegnante elementare.
Alberto Burri: The Trauma of Painting”  si preannuncia come la maggiore retrospettiva dedicata all’artista negli Stati Uniti da oltre trentacinque anni. Tra Catrami, Muffe, Gobbi, Bianchi, Legni, Ferri, Combustioni plastiche, Cretti e lavori su Cellotex, la mostra intende riposizionare il ruolo di Burri fra gli artisti del dopoguerra italiano ed europeo.
“Sin dagli inizi, i critici di Burri notano nella sua iconografia povertà e ferite. Burri infatti esprime il trauma sia fisico che emotivo dell’Italia del dopoguerra proprio nell’utilizzo radicale dei materiali semplici e bistrattati - ha detto  la curatrice della mostra  Emily Braun -  Allo stesso modo, le convenzioni pittoriche come il supporto e lo sfondo sono traumatizzate come parte dell’obiettivo artistico”.
Dopo aver conseguito la maturità classica presso il liceo Annibale Mariotti di Perugia, nel 1934 Burri s’iscrisse alla facoltà di medicina all’Università della stessa città.
Tra il 9 novembre 1936 e l’11 novembre 1937 prestò servizio militare, come sottotenente di complemento, nel 46̊ reggimento fanteria dell’esercito italiano, alloggiato a Cagliari.
Negli anni successivi riprese gli studi medici fino alla laurea che discusse il 12 giugno 1940, con una tesi dal titolo L’influenza dei batteri fotodinamici sul rachitismo sperimentale nei ratti, valutata 90/110.
Il 9 ottobre 1940, quattro mesi dopo l’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale, con il grado di sottotenente medico di complemento, fu richiamato alle armi e assegnato al comando deposito del 52̊ reggimento fanteria Spoleto. Ma 20 giorni più tardi fu congedato per consentirgli di seguire il tirocinio presso un istituto ospedaliero ai fini dell’abilitazione all’esercizio della professione.
Conseguito il diploma, tornò al 52̊ reggimento prima di essere trasferito al 102̊ battaglione ‘camicie nere’ della MVSN, con il quale raggiunse Durazzo (Albania) nell’aprile 1941. Fino al gennaio 1942, quando rientrò in Italia, fu impegnato nelle operazioni belliche nei dintorni di Cettigne, antica capitale del Montenegro. All’inizio di marzo 1943 fu nuovamente mobilitato dal comando Milmart (Milizia marittima d’artiglieria, forza speciale della MVSN) di Roma e assegnato alla 10ª legione in Africa settentrionale.
Nei giorni della resa italiana in Africa, fu catturato dagli inglesi l’8 maggio 1943, in località La Marsa, poco distante da Tunisi. Passato in mano agli statunitensi, fu condotto in Texas e rinchiuso nel campo di prigionieri di guerra di Hereford, a circa 30 km dalla città di Amarillo, dove giunse nell’agosto 1943.
Il Campo di prigionia raccolse dopo l'8 settembre 1943 circa 5.000 ufficiali e soldati italiani, prigionieri di guerra (cinquantamila in tutto il territorio statunitense) e in seguito anche i militari della Repubblica Sociale Italiana, che rifiutarono di collaborare con gli alleati. Fu chiuso alla fine del 1946. Nello stesso campo furono detenuti Giuseppe Berto, Gaetano Tumiati, Dante Troisi, Ervardo Fioravanti, Vincenzo Buonassisi, Mario Medici,  Ervardo Fioravanti, Gaio Bacci,  Dino Gambetti, Beppe Niccolai, Roberto Mieville, Nino De Totto e Gianni Roberti.
Nella primavera del 1944 Burri  rifiutò di firmare una dichiarazione di collaborazione propostagli e fu catalogato tra i fascisti ‘irriducibili’.
Burri rimase rimase a Herenford 18 mesi. Fu in questo periodo che comincio’ a dedicarsi alla pittura. Al suo arrivo gli fu sequestrata la borsa con le attrezzature. Privato così della sua identità di medico, sfruttò le possibilità offerte ai detenuti di svolgere varie attività all’interno del campo (lettura, sport e lavori vari) e cominciò a dipingere.
 «La leggenda che circolava nel campo – scriverà Giuseppe Berto – era che c’era fra noi un medico il quale, schifato dall’umanità, aveva deciso che gli uomini non meritavano più le sue cure e perciò s’era riproposto di non fare più il medico».
Una delle rare testimonianze delle prime prove pittoriche è costituita dal quadro Texas (1945; Roma, collezione privata) che raffigura, con modi realistici, il paesaggio visibile dal campo di prigionia in cui era rinchiuso.
Rientrò dalla prigionia americana molto dopo la fine delle ostilità. Giunse a Napoli il 27 febbraio 1946, con altri 600 ufficiali e 240 soldati di leva. Visse per un breve periodo a Città di Castello, prima di trasferirsi a Roma, avendo ormai scelto di dedicarsi a tempo pieno alla pittura.  Il 15 maggio 1955 sposò, a Westport (California), la ballerina americana d’origine ucraina Minsa Craig (1928-2003), conosciuta a Roma l’anno precedente. Mori’ a Nizza, il 13 febbraio 1995.

FONTI VARIE. Molte delle notizie biografiche sono liberamente tratte da una scheda della Treccani di Massimo DeSabbata. 
Infinita la bibliografia per coloro che volessero approfondire la vita e l’arte di Alberto Burri.
Il regista italo-belga Giorgio Serafini ha realizzato nel 1991 un documentario TV sul campo di prigionia di Hereford dal titolo Les murs de sable, e nel 2002, nello stesso ambiente, ha diretto un film con Luca Zingaretti e Roy Scheider dal titolo Texas 46.

venerdì 13 marzo 2015

Rai Italia / Una mimosa per la Giostra dei Gol


NEW YORK. Domenica scorsa, per la Giornata internazionale della Donna, e’ stato bellissimo vedere sullo schermo le bambine che entravano sui campi della A tenute per mano dai giocatori.  In serie B  le squadre e la quaterna arbitrale erano accompagnate da tre bambine, vestite con le maglie delle due formazioni e dell'arbitro, fino a centrocampo, dove hanno ricevuto dai capitani e dal direttore di gara un ramoscello di mimosa.
Nessuno ha portato un mazzo di mimose sul “set” della Giostra del Gol, anche se questa popolare trasmissione si e’ recentemente tinta di rosa. Ha rimediato  pero’ in un collegamento da Costa Rica l’ex azzurro Fabrizio Poletti che ha omaggiato  il gentil sesso, rappresentato dalle ospiti fisse Katia Serra e Sara Tardelli, alle quali si e’ aggiunta brevemente anche la rediviva  Francesca Alderisi per scopi promozionali.
Credo che questa apertura alle donne giovi alla Giostra, a renderla piu’ varia, piu’ leggera e piu’ moderna, senza sminuirla nei contenuti. I telespettatori veterani di questa popolare trasmissione ricordano con piacere gli interventi di Carolina Morace che, tecnicamente parlando, se la batteva con i migliori maschietti.
In tema di celebrazione della Giornata della Donna, Italo Cucci ha rivendicato di essere stato stato il primo direttore ad assumere in Italia una giornalista  (di cui purtroppo non ha detto - o non ho capito - il nome).  Almeno due donne in Italia hanno rivendicato quel primato, ma Cucci si riferiva sicuramente a Rosanna Marani.  L’altra  e’ stata Manuela Righini, caporedattore centrale del Corriere della Sera,  scomparsa nel 2010, a 59 anni. Nel darne la notizia della morte,  l’ANSA scrisse che la Righini “ e' stata la prima giornalista sportiva in Italia”. Ironicamente Manuela e’ diventata famosa come “sportiva” solo dopo la morte, tanto che non figura in una tesi del 2005 di Fanny Xhajanka, laureata presso l'Università degli Studi di Verona, dal titolo “La firma della donna nel giornalismo sportivo”.
Dal 2010, invece, il web si e’ scatenato tanto da far pensare che Manuela in vita non avesse mai fatto altro che scrivere di sport.
Ma cos'e’ che decide questa classifica? L’iscrizione all’albo o l’inizio dell’attivita’ di cronista?
Una domanda: c’erano donne che scrivevano di sport durante il regime fascista?




mercoledì 11 marzo 2015

Scacchi / Fabiano Caruana cambia Federazione?

NEW YORK. Corte serrata della Federazione Scacchi degli Stati Uniti all’italoamericano Fabiano Caruana, numero 2 al mondo, che potrebbe passare con la squadra USA  in vista della prestigiosa Olimpiade degli Scacchi  del prossimo anno in Azerbaijan. Caruana fu avvicinato lo scorso settembre dopo aver vinto la Sinquefield Cup a St. Louis dove gli fu offerta una “grande somma”  per cambiare federazione, offerta che a suo tempo fu declinata. Dietro la proposta c’e’ indubbiamente Rex Sinquefield, finanziere del Missouri, un mecenate che non bada a spese per  reclutare giocatori di livello mondiale in grado di poter competere con Russia e Cina.
L’ultimo acquisto americano e’ il filippino Wesley So, numero 8 al mondo, che nel 2012 si trasferi’ alla Webster University di St. Louis che ha migliore squadra di scacchi della nazione. Lo scorso giugno So ha cambiato federazione pagando di tasca sua l’indennizzo di 50 mila euro alla sua ex federazione dopo aver vinto i 100 mila dollari della Millionarie Chess Challenge di Las Vegas.
Gianpietro Pagnoncelli, presidente della Federscacchi italiana, ha fatto sapere che non si opporrà alla volontà di Caruana: “Se Fabiano è veramente interessato a cambiare federazione, posso solo esserne molto dispiaciuto”, ha dichiarato al New York Times.
Gli Stati Uniti vogliono investire negli scacchi per renderlo piu’ popolare e perche’ sanno che niente come una vittoria in campo internazionale puo’ avere risonanza sulla stampa e sull’opinione pubblica.
Nel frattempo, i tornei universitari sono aumentati e diventati sempre piu’ competitivi, anche grazie all’arrivo dall’estero di elementi come Alejandro Ramirez (Costa Rica), Timur Gareev (Uzbekistan), Fidel Corrales Jimenez (Cuba) e Yaroslav Zherebukh, un grandmaster dell’Ucraina che si e’ trasferito recentemente all’universita’ Texas Tech.
Fabiano Caruana è nato a Miami, in Florida, il 30 luglio 1992 da padre italo-americano (originario di Raffadali)  e madre italiana ( di Francavilla in Sinni). A quattro anni si trasferi’ a Park Slope, un quartiere di Brooklyn, a New York, dove trascorse la sua giovinezza il leggendario Bobby Fischer. Caruana ha passaporto italiano e americano.
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Fonte: The New York Times
Per la biografia di Caruana: http://it.wikipedia.org/wiki/Fabiano_Caruana
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Fabiano Caruana, scacchi, Olipiadi degli Scacchi, Raffadali, Francavilla in Sinni, Wesley So,
Rex Sinquefield, Gianpietro Pagnoncelli

sabato 7 marzo 2015

Francesca Alderisi, la Mirko Tremaglia della Rai


NEW YORK. Torna lunedi’  sul piccolo schermo  Francesca Alderisi, la popolare presentatrice-autrice di “Gran Sportello Italia”, il primo programma fatto da Rai Italia per gli italiani all’estero.
“Oscurata” con l’avvento di Piero Badaloni e costretta all’esilio volontario, l’effervescente napoletana di...Treviso ha coltivato negli anni i suoi amici nel mondo non solo grazie all’Internet ma viaggiando ed andando a conoscerli personalmente nelle Americhe e in Australia. Nominata Cavaliere della Repubblica italiana nel 2010 per la sua attivita’ a favore degli emigrati, Francesca e’ la Mirko Tremaglia della Rai. Come per l’ex ministro, gli italiani all’estero, sono per lei una passione e una missione.

- CONTENTA DI TORNARE IN TV DOPO TRE ANNI DA GRAN SPORTELLO ITALIA?
Certamente, come non potrei? E' un sogno che si avvera dopo tanto tempo, troppo...

- COSA HAI FATTO NEGLI ULTIMI TRE ANNI?
Ho continuato  a seguire il mio blog www.prontofrancesca.it , sono stata madrina e promotrice del "Giardino Italiani nel Mondo" che si trova a Roma e rappresenta la prima targa toponomastica in Italia dedicata ai nostri connazionali. Soprattutto ho continuato a raccogliere storie di vita di chi vive all'estero per arricchire il mio bagaglio di esperienza sul tema “Italiani nel mondo”.

- A CHI TI RIVOLGI ORA, QUALE E' IL TUO PUBBLICO?
Con "Cara Francesca…" mi rivolgo al pubblico di Rai Italia che ogni giorno diventa protagonista assoluto di una puntata monotematica a loro dedicata. Il pubblico e’ costituto da coloro che mi hanno seguito per tanto tempo e ritroveranno un'amica.  A loro certamente si aggiungerà una fetta nuova di telespettatori, magari giovani nuovi abbonati, incuriositi (mi auguro) da questa conduttrice a loro fino ad oggi sconosciuta. Ad arricchire ogni puntata ci saranno brevi video amatoriali realizzati direttamente dal telespettatore protagonista della puntata e naturalmente fotografie, passate e recenti.

- CHE VUOTO RIEMPIE IL TUO PROGRAMMA NEL PALINSESTO DI RAI ITALIA?
Sai, l'acqua calda, come si dice in gergo, non la inventa più nessuno. Non sta a me dire che vuoto riempirà, qualora lo riempirà "Cara Francesca…"
Esso rappresenta a mio avviso una continuità con ciò che ho fatto in passato. Ecco, magari a pensarci bene,  riempirà proprio questo vuoto. La mia presenza in video per i milioni di telespettatori di Rai Italia sarà una continuità con il passato, considerato che la prima puntata che ho condotto su questo canale risale a ben quindici anni fa, nel 2000.

CI SONO PERSONE ALLE QUALI SEI PIU' GRATA PER LA TUA CARRIERA TELEVISIVA?
Allo Stadio Olimpico di Roma, dove conducevo per i maxi-schermi un programma a circuito interno per  le partite di Roma e Lazio, incontrai in tribuna stampa un tifoso della Roma con il quale avevo lavorato a Rai Uno, conducendo l'Agenda del TG1. Era Massimo Magliaro, da lì a poco nominato  direttore di Rai International. Fu proprio lui a propormi di occuparmi di “Sportello Italia” .  A lui sono grata non solo per avermi fatto conoscere il mondo degli italiani all'estero, ma soprattutto per la fiducia che ha avuto in me nel permettermi di  creare il format televisivo che mi ha dato tanto successo.
Oggi a distanza di quindici anni sono altrettanto grata e riconoscente a Piero Corsini, attuale direttore di Rai Italia. Se non avesse creduto in me, dandomi la possibilità di tornare ad avere un programma televisivo di contatto con gli italiani nel mondo, sarei ancora a casa ad aspettare.

- COSA RAPPRESENTA PER TE L'ONORIFICENZA DI CAVALIERE DELLA REPUBBLICA ITALIANA?
Ha un valore immenso anche perché la motivazione è stata il mio impegno a favore delle comunità italiane nel mondo. Ancora a distanza di anni non mi sembra vero. Non siamo in tantissime giovani donne ad avere ricevuto questa onorificenza e ne vado molto orgogliosa.

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“Cara Francesca....” in onda dal lunedì al venerdì..

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martedì 3 marzo 2015

Italiani all'estero / Niente IMU per i pensionati sulla prima casa

 
IMUNEW YORK. Dalla lettera di un italiano all’estero (dalla Colombia, se non ricordiamo male) e’ venuta fuori giorni fa (con due mesi di ritardo) durante la trasmissione televisiva "Community" di Rai Italia una notizia sull’IMU per i pensionati italiani all’estero che interessa centinaia di migliaia di persone che hanno una casa o un appartamento in Italia.
Paradossale che questa notizia non sia stata proposta tempestivamente per iniziativa diretta dalla Rai Italia stessa e cioe’ che Community debba aver avuto bisogno di una imbeccata per affrontare l’argomento.
Ma purtroppo il programma dedica appena 5 minuti alle lettere e alle problematiche
degli emigrati mentre ne utilizza 15 per reclamizzare romanzi sconosciuti, schede di sportivi, il giochetto della parola da indovinare e la solita pizza dei ristoranti gestiti da italiani in tutto il mondo.
E allora, siccome lo staff di Community non sa scovare gli argomenti che interessano gli emigrati, perche’ non delega i suoi esperti nei vari settori, gli stessi che vengono poi chiamati a rispondere alle domande dei telespetattori, a segnalare tempestivamente alla trasmissione le novita’  legislative che interessano gli emigrati?
La nuova legge sull’IMU (la tassa sull’abitazione) in vigore dal 1 gennaio 2015 interessa i cittadini italiani iscritti all'AIRE e pensionati nei rispettivi paesi di residenza. La loro abitazione in Italia (una sola unità immobiliare) sarà considerata prima casa, purché non risulti locata o in comodato d'uso. Sempre limitatamente ai pensionati, anche le imposte comunali Tari e Tasi saranno applicate, per ciascun anno, in misura ridotta di due terzi.
Scrivete ai Comuni dove e’ ubicata la vostra abitazione e, se fanno orecchie da mercante, inviate questi riferimenti normativi cosi’ come elencati dal Senatore Claudio Micheloni che avverte:
"Dalle vostre segnalazioni, sembrerebbe che diversi Comuni non hanno ancora recepito questi importanti cambiamenti legislativi che riguardano numerosi italiani residenti all'estero".
Questi i riferimenti normativi che ne decretano l'applicazione:
TESTO COORDINATO DEL DECRETO-LEGGE 28 marzo 2014, n. 47
Testo del decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47 (in Gazzetta Ufficiale -serie generale - n. 73 del 28 marzo 2014), coordinato con la legge di conversione 23 maggio 2014, n. 80 recante: "Misure urgenti per l'emergenza abitativa"
(GU n.121 del 27-5-2014)
Vigente al: 27-5-2014:
Art. 9-bis
IMU per immobili posseduti da cittadini residenti all'estero
1. All'art. 13, comma 2, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n.214;
«A partire dall'anno 2015 e' considerata direttamente adibita ad abitazione principale una ed una sola unità immobiliare posseduta dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato e iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE), già pensionati nei rispettivi Paesi di residenza, a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata o data in comodato d'uso».
2. Sull'unita' immobiliare di cui al comma 1, le imposte comunali TARI e TASI sono applicate, per ciascun anno, in misura ridotta di due terzi.
3. Agli oneri derivanti dalle disposizioni di cui al presente articolo, pari a 6 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2015, di cui 2 milioni di euro annui a copertura delle minori entrate dei Comuni, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2014-2016, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2014 allo scopo utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero."
L’emendamento al dl Emergenza abitativa e’ stato approvato grazie all'impegno dei senatori Micheloni, Giacobbe, Turano, Di Biagio e Longo del PD.

martedì 24 febbraio 2015

Italiani d'America / Si vota per i Comites

NEW YORK. Il Consolato di New York ha reso noto che le elezioni per il rinnovo dei COMITES (rinviate lo scorso autunno) avranno luogo in data venerdì 17 aprile 2015 (Decreto Consolare n.17/2014 del 19 novembre 2014 ).
L’esercizio del diritto di voto per il rinnovo dei COMITES (Comitato degli italiani all'estero) verrà effettuato per corrispondenza, come previsto dalla legge 23 ottobre 2003, n. 286.
Per esercitare il diritto di voto per il rinnovo dei COMITES è necessario farne richiesta all’ufficio consolare competente entro il 18 marzo. Necessario accludere alla richiesta un documento di identita’ personale.
Il plico elettorale sarà inviato ai soli elettori, in possesso dei requisiti di legge (compimento del diciottesimo anno di età e iscrizione AIRE da un minimo di sei mesi alla data di svolgimento delle elezioni), che ne facciano espressa richiesta all’Ufficio consolare competente almeno trenta giorni prima (quindi, entro il 18 marzo 2015) della data stabilita per le elezioni.
Le richieste di partecipazione al voto già presentate restano valide e gli elettori che vi hanno già provveduto non devono inviare nuovamente il modulo.
I connazionali interessati a esercitare il diritto di voto per l'elezione dei COMITES ed appartenenti a questa circoscrizione consolare (Stato di New York, Stato del Connecticut, Stato del New Jersey – SOLO per le contee di Bergen, Hudson, Morris, Passaic, Sussex, Union, Warren, Essex, Middlesex, Monmouth, Hunterdon, Mercer, Somerset) possono farne richiesta compilando il modulo richiesta voto (disponibile sul sito web, presso gli Uffici del Consolato Generale) ed inviandolo, debitamente firmato dal suo titolare, al Consolato Generale di NY insieme a copia del proprio passaporto o altro documento di identità in corso di validità (con foto e firma), con le seguenti modalità:
All'indirizzo e-mail:  newyork.comites@esteri.it
Per telefax al n. +1 212 439-8612
Per posta al seguente indirizzo:
Consolato Generale d'Italia in New York – 690 Park Avenue, New York N.Y. 10065
Ulteriori informazioni riguardo alle Elezioni Comites 2014-2015 possono essere reperite sul sito web del Consolato Generale e sul sito Internet istituzionale della Farnesina.
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I Comites sono organismi rappresentativi della collettività italiana, eletti direttamente dai connazionali residenti all'estero in ciascuna circoscrizione consolare ove risiedono almeno tremila connazionali iscritti all’AIRE (anagrafe degli italiani residenti all’estero, legge 27 ottobre 1988, n. 470 ).  In circoscrizioni ove risiedono meno di tremila cittadini italiani i Comitati possono essere nominati dall'Autorità diplomatico-consolare.
I Comites sono composti da 12 membri o da 18 membri, a seconda che vengano eletti in Circoscrizioni consolari con un numero inferiore o superiore a 100 mila connazionali residenti, quali essi risultano dall'elenco aggiornato dei cittadini italiani residenti all’estero.  Oltre ai membri eletti di cittadinanza italiana, possono far parte del Comitato, per cooptazione, cittadini stranieri di origine italiana in misura non eccedente un terzo dei componenti il Comitato eletto (4 o 6 componenti).


domenica 22 febbraio 2015

Italiani d'America / Il veglione dei mafiosi

La foto pubblicata dal sito Internet per publicizzare il veglione

ALBANY, NY - Quando venne a conoscenza che l’Holiday Inn della cittadina di Latham aveva ospitato un party ispirato a temi mafiosi, Lou Gallo, presidente statale della Commissione per la Giustizia Sociale dell’organizzazione nazionale “Sons of Italy in America” organizzo’ un boicottaggio dell’albergo, offeso dalla  persistenza degli stereotipi e degli offensivi luoghi comuni sugli italiani d’America.
Grande fu la sorpresa del signor Gallo quando il proprietario dell’albergo, James Morell, gli scrisse la seguente lettera:
“Sono un italo-americano di terza generazione. Quando mio nonno, che venne negli Stati Uniti da una citta’ vicino a Napoli, le autorita’ dell’immigrazione cambiarono il cognome da Moreli a Morrell.  Mio padre fu tra i fondatori della “West Albany Italian Benevolent Society”, ed io stesso ricevetti il loro premio di  “Uomo dell’Anno” due anni or sono”.
Il signor Morrell diceva nella lettera di non aver saputo che il veglione di fine anno fosse ispirato alla Mafia ma che, quando ne venne a conoscenza, face cambiare il tema della serata in “Soiree on the Strip”. Purtroppo, il sito Internet che pubblicizzava l’evento non registro’ il cambio di tema e pubblico’ alcune foto di uomini di tipo mafioso, che indossavano abiti molto appariscenti.
Dopo il party, aggiungeva la lettera, il signor Morrell e’ andato oltre: ha licenziato gli amministratori dell’albergo incluso il general manager Tod Hanlon che non aveva fatto nulla benche’ fosse stato avvertito numerose volte da Gallo della protesta. James Morrell ha concluso la sua lettera chiedendo scusa per la scarsa sensibilita’ con cui era stato pubblicizzato il veglione ma assicurando, al tempo stesso, che non c’era alcuna intenzione di offendere il buon nome degli italiani.
Mr. Gallo ha ringraziato Mr. Morrell per la lettera ed ha aggiunto:
“ Sono affascinato dal tuo passato e dai tuoi successi di italoamericano. Tu sei la quintessenza di  quello che rende orgogliosi noi della  Commissione di Giustizia Sociale e di quello che noi vogliamo che la gente conosca degli italo-americani, certamente non un Mafia party di pessima qualita’ che era un insulto non solo a noi na anche a te come proprietario dell’albergo”.
“Ci vuole del coraggio a scrivere una lettera come la tua e noi ti rispettiamo anche per questo. Accettiamo le tue scuse e i provvedimenti che hai preso e ti chiediamo, quando ti si presenta l’occasione, di aiutarci a raggiungere il nostro obiettivo di liberare la nostra societa’ da stereotipi negativi. Da italo-americano nessuno sa meglio di te dopo la recente esperienza di come e quanto questi sordidi stereotipi possano far male e diffamare la nostra gente”. 
Il boicottaggio ovviamente e’ terminato.








sabato 21 febbraio 2015

Italiani d'America / Liza Minnelli figlia d'arte


LOS ANGELES. E’ tempo di festival in California. In attesa degli Oscar di questa notte, si e’ svolta la decima edizione del 'Los Angeles, Italia-Film, Fashion, and Art Fest' organizzato dall'Istituto Capri nel Mondo al Teatro Cinese di Hollywood. La regina della serata e’ stata Liza Minnelli alla quale e’ stato assegnato il  'Jack Valenti Legend Award'. L' “Award of Excellence” e’ andato all'italo-americano Jimmy Kimmel conduttore di origini ischitane del talk show satirico più popolare degli Usa (il ‘Jimmy Kimmel Live - ABC” vincitore dell'Emmy Award).
Il massimo riconoscimento, dedicato allo storico presidente della Motion Picture Association of America, è assegnato ogni anno “ad un eccezionale italiano-americano che ha dato un contributo significativo all'industria dello spettacolo mondiale”.
"Sono molto felice di questo premio - ha detto Liza Minnelli, ex premio Oscar per 'Cabaret' - Da mio padre Vincente Minnelli ho ricevuto due cose meravigliose: la mia passione per il cinema e la mia eredità italiana. Sia Jack Valenti che mio padre sono stati dei pionieri e credo che sarebbero orgogliosi di me''.
“Siamo estremamente onorati e felici di premiare la divina Liza, una delle più grandi artiste di tutti i tempi – spiega l’organizzatore Pascal Vicedomini -. In particolare proprio durante questa edizione dedicata a The Voice Frank Sinatra. Ricordiamo i suoi duetti con Liza e Sammy Davis Jr, entrati nella storia della musica”.
In cartellone quest’anno oltre 50 proiezioni di film contemporanei ed omaggi a Francesco Rosi, Dino Risi e Frank Sinatra nel centenario della nascita.
E’ stato presentato in anteprima mondiale “Tempo instabile con probabili schiarite”, in una parola “Tips”, ultimo film di Marco Pontecorvo. Nel cast un napoletano d’adozione, John Turturro che, accanto a Luca Zingaretti e Lillo/Pasquale Petrolo, è al centro di una commedia divertente ma anche amara sulla piaga attuale della disoccupazione e sulle contraddizioni dell’Italia.


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